Bellaria, 27 Novembre 2006
Vitti 'na Crozza
Ritengo che ogni programma
televisivo abbia diritto di farsi pubblicità come crede, anche proponendo satire pacchiane sul pontefice di turno... Personalmente, pur non frequentando le chiese, se non raramente (e ogni volta
tirato per un braccio), considero questo papa degno di rispetto poiché egli, sapendo di esporsi a critiche feroci, si esprime senza veli esercitando con forza l'ancora importantissimo Ufficio. Del
resto sappiamo bene da quale "logica" si sia lasciata guidare negli ultimi decenni la televisione italiana: quella della "provocazione a tutti i costi", del chiasso, del "bene o male,
l'importante è che se ne parli". La logica della pubblicità, quindi, che un illustre personaggio considera "la vera arte del nostro tempo", quasi che la poesia della luna di notte fosse
sostituibile da tintinnanti "sirene dorate" di felliniana memoria... Oggi perfino la scienza sembra rivalutare la possibilità che esista un'anima e che dopo la morte fisica qualcosa di noi continui a
vivere (come dice lo stesso Zichichi, se ho ben capito). Ma nel contesto d'una simile ipotesi le religioni del mondo non rappresentano che "schemi" adattati a situazioni contingenti (storiche,
sociali, climatiche, ecc.). C'è da chiedersi, allora, se in nome d'una satira di parte sia giusto imporre un abito troppo stretto o, nel caso specifico, se sia davvero opportuno lavorare
accanitamente affinché qualcuno ne rimanga senza, col rischio che si ammalarsi o addirittura muoia dal freddo... Si dice che nella scuola gli insegnanti non debbano proporre agli alunni
preadolescenti argomenti che spesso neppure gli adulti riescono ad accettare. Ma in tv si, è tutto permesso: davanti alla televisione i preadolescenti (quale età ostica è la loro!) devono
cessare di essere tali perché il "dio mercato" lo impone, costi quel che costi. La scuola invece no, con tutti i suoi limiti e gli inevitabili difetti è costretta a mettere bende e cerotti a
quegli "spiritelli indemoniati" per evitare che le esigenze del mercato (compreso quello della droga!) possano imballarli temporaneamente. Allora mettiamoci d'accordo: la tv più scadente deve
rappresentare "il demonio" (ovvero il Bacco della situazione) e la scuola "l'angelo salvatore" (ossia la “coscienza illuministica”, figuriamoci)? Da questo dualismo deve scaturire la "battaglia
purificatrice" in conseguenza della quale corpo e mente potranno irrobustirsi e interagire tra loro più o meno in sintonia? Rischioso ragionare in questi termini, come lo è ragionare in modo
unilaterale. Come al solito appare tuttavia una questione di equilibrio. Se non che, quanto meno in potenza, di equilibri possibili ve ne sono tanti. Allora dovrebbe guidarci il solito "buon senso",
ma qualcuno dice che "dal male può scaturire il bene" (e viceversa, aggiungo io) e se il bene assoluto non può essere di questo mondo, il "peccato" può ridursi a una pura questione di limiti
intesi come "riferimenti necessari", il cui scopo è quello di scoraggiare alcuni a favore dei più. Allora certa giustizia ingiusta (certa, non tutta) può costituire uno strumento di democrazia. Del
resto pare che spesso nella musica di J.S. Bach le eccezioni rappresentino i momenti artisticamente più elevati in quanto aprono spiragli verso il cielo di una coscienza più ampia e luminosa, verso
una "verità più vera", verso l'ignoto, per chi lo desidera verso “mete escatologiche”. Lungo il percorso artistico l'arte si è evoluta grazie anche alle tante "eccezioni", quindi, successivamente
inglobate all'interno di sistemi sempre più ampi. In tempi relativamente recenti la nuova Scuola di Vienna ha aperto uno squarcio su un cielo decisamente aperto, per tanti versi inquietante, che
ancora oggi molti hanno difficoltà ad ammirare con animo sereno, o semplicemente ad ammirare: è il cielo di Nietzsche, dell'oltre, di quell'assenza di certezze che nei famigerati "campi della morte"
uccideva lo spirito ancora prima del corpo. Tornando alla questione iniziale, anche la satira può aprire squarci, ma se tanta arte viaggia lungo la linea di demarcazione che separa il buio
dall'ombra, certe manifestazioni pseudo artistiche non tengono conto della necessità che molti hanno di ricevere informazioni per mezzo d'un "linguaggio simbolico", pena l'accecamento. Non sta certo
a me insegnare che questo mondo è un guazzabuglio di equilibri precari, di situazioni più o meno instabili, e che molto spesso l'instabilità ha più valore e significato del suo contrario, se è vero
che l'essere umano è fatto per evolversi e non per restare al palo. Si è già detto che nel linguaggio musicale la dissonanza rappresenta l'instabilità, e che l'assenza totale di dissonanze si
tradurrebbe in una "musica degli angeli", o forse "dei defunti". Le "dissonanze" in senso lato sono quindi elementi indispensabili alla vita, ma la vita ha i suoi limiti, che certo sono
valicabili. Diventa allora importante cogliere i tempi
e i modi giusti.
Davide Crociati