davidecrociatidibellaria
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                                                                  Bellaria, 7 Maggio 2022

 

La Vedova

 

Oggi si sente parlare con crescente frequenza di massoneria. Forse non tutti sanno che i massoni si fanno chiamare «Figli della Vedova». La «Vedova» non è altro che la ghigliottina, ben noto strumento di morte che sembra non sia un'invenzione francese poiché era già stata usata a Napoli negli ultimi decenni del 1400. Si dice che con la scusa di provarne il funzionamento gli uomini di Guillotin fecero decapitare un centinaio vitelli vivi nel contesto di un vero e proprio sacrificio iniziatico alla Dea Ragione. Un rituale, si dice, di stampo massonico. A questa «maternità rovesciata che partorisce la morte dell'individuo per dare vita alla moltitudine», in una sorta di rituale macabro, si ispira la parte conclusiva nonché decisiva di una nota trasmissione RAI ideata da Amadeus e Santucci, andata in onda per la prima volta sulla rete ammiraglia il 29 luglio 2002 e giunta oggi alla sua ventesima edizione. Alla luce di ciò che sta accadendo nella società appare plausibile che a suo tempo gli autori abbiano voluto mettere la «Vedova televisiva» alla fine di un percorso ludico ma sofferto per i partecipanti, così come la «Vedova» vera e propria, che trovava collocazione su un palco montato in piazza della Concordia a Parigi, veniva raggiunta dal corteo di morte dopo una lenta e tragica sfilata lungo i Champs Élysée. Se la Republique trasse legittimità e vigore dalla decapitazione di Luigi XVI «il debole», autentico rito di magia nera, trasmissioni come l'Eredità hanno forse lo scopo di «educare» il popolo televisivo ai nuovi canoni di pensiero, quelli che dovrebbero caratterizzare le società future nell'ambito di un progetto ormai svelato dai loro artefici? La domanda appare legittima.

Ho voluto iniziare questa mia ennesima riflessione sovrapponendo un po' paradossalmente la ghigliottina di Piazza della Concordia a quella ben più rassicurante di una trasmissione televisiva che ormai da tempo va in onda in fascia protetta, quando l'intera famiglia è seduta a tavola e tra un boccone e una chiacchiera incamera informazioni e messaggi in un momento legato al cibo, alla fame, quindi, che rappresenta uno degli impulsi primari per gli esseri viventi, uomo compreso. Come diceva il compianto Giulietto Chiesa, la cui morte prematura ha lasciato di stucco chi il giorno prima lo aveva ascoltato e apprezzato in una delle sue memorabili «lezioni», forse non a caso molti programmi televisivi sono oggi incentrati su cibo e alimentazione (come il Canale 33). Altre volte sulla paura. E paradossalmente anche in una trasmissione impregnata di sorrisi, sani principi e buone maniere può aleggiare uno strumento di morte che ha terrorizzato la Francia di fine Settecento. In effetti c'è da chiedersi come mai gli autori della citata trasmissione oggi egregiamente condotta da Flavio Insinna abbiano scelto uno tra i più cruenti «strumenti di soppressione» della storia per definire l'esito economico del concorrente vincitore. La possibilità di vedersi dimezzato il montepremi con un semplice zac fa pensare a come il denaro virtuale può svanire nel nulla con estrema facilità, con un clic veloce quanto la corsa di una lama tagliente, per non dire che ricorda molto i «tagli» nei posti di lavoro uniti all'incidenza di tasse e accise sul potere d'acquisto dei cittadini i cui averi, come in un beffardo trastullo televisivo, vengono continuamente assottigliati in un gioco di macelleria sociale, in cui «aziende zombi» (parole e musica di Mario Draghi) e lavori ritenuti non più utili alla collettività vengono sacrificati in nome del bene comune! Non di meno, la fase eliminatoria del gioco a quiz avviene attraverso gesti «spietati» coi quali i concorrenti possono essere additati e quindi trascinati nell'anticamera dell'espulsione per volontà di altri partecipanti, alla faccia del rispetto verso i deboli (o ritenuti tali). Un gesto che per certi versi mi ricorda l'azione verso chi è destinato all'esclusione sociale quando si ritiene manchi dei requisiti necessari per proseguire il suo personale percorso evolutivo. Il programma è del Banijai Group di Stéphane Courbit, imprenditore francese nel settore dei media e della televisione tra gli uomini più ricchi di Francia il cui patrimonio netto ammonta a circa 800 milioni di euro (stima del 2018). Nel 2007 crea Mangas Capital Gaming, poi diventata BetClick Everest Group, che secondo fonti wikipedia ha acquisito cinque società nel campo delle scommesse sportive, dei giochi, del poker e dei casinò online.

Frédéric Joliot-Curie, collaboratore di Marie Curie, insignito del premio Nobel per la chimica nel 1935, disse che «la guerra futura sarà una guerra invisibile. È quando i suoi raccolti saranno distrutti, le sue industrie paralizzate, le sue forze armate incapaci di agire, che un paese comprenderà all'improvviso che era in guerra e che la sta perdendo». Questa cosa della «guerra invisibile» è molto interessante e ci impone di riflettere sulla possibilità che effettivamente in questo tempo infame di inquietanti movimenti geopolitici, in mezzo ai quali sembrano sguazzare mimetizzandosi astutamente centri di potere sovranazionali e privi di qualsiasi scrupolo verso i popoli della terra, i veri complotti si giochino su un piano psicologico attraverso tecniche sofisticatissime e ampiamente sperimentate nel sociale, quotidianamente, anche attraverso spettacoli leggeri che fanno da contenitori di messaggi subliminali.

Analizzando anche sommariamente il modus operandi dei media in mano elle élites iperliberiste dei «sette cieli gnostici» appare ormai evidente che le sovranità nazionali si stiano approssimando alla fine, indebolite giorno dopo giorno in un trambusto generale dentro il quale per una (più o meno velata) volontà imposta dall'alto stanno evaporando tutti i limiti, compresi i confini territoriali degli Stati. Dal che si deduce che i «problemi internazionali» non possano essere più risolti dalle singole nazioni ormai inglobate dalle superpotenze digitalizzate, proprietarie delle multinazionali che stanno distruggendo le piccole e medie imprese, nel contesto di un piano diabolico che vede in Mario Draghi uno dei suoi interpreti più spietati, egli avvalendosi dell'ausilio di ministri incapaci di provare empatia verso i cittadini o incapaci tout court. Altro che «governo dei migliori», si sente dire sempre più spesso facendo un riferimento tutt'altro che audace a certi governi (allora come oggi autoproclamatisi «dei migliori») che nella storia hanno prodotto morte e miseria, per la gioia di certi banchieri internazionali che dall'alto dei loro immensi privilegi non si curavano (e tutt'oggi non si curano) minimamente di gettare acqua sul fuoco delle bombe dagli effetti devastanti. E chi pensa che «questa storia» fatta di soprusi e distruzioni creative sia giunta al termine sullo sfondo di un cielo asettico dominato da un arcobaleno gnostico non ha forse capito o voluto rendersi conto che l'erbaccia cresce copiosa nei campi e che non basta un lavoro di giardinaggio una tantum valido per ogni tempo a venire.

Il programma di queste élites internazionali che oggi non appare improprio definire «allucinante» (quando ci si liberi dalle catene del «politicamente corretto») era già in nuce ne Il nuovo mondo del solito (e da me più volte citato) Aldous Huxley, il quale nel 1932, a un passo dall'insediamento di Adolf Hitler al Reichstag, delineava uno scenario fatto di sciagure e altre piaghe (dicasi guerre devastanti ed epidemie) destinate a condurre i popoli ignari verso un'età dell'oro, verso il Novus Ordo Seclorum di matrice teosofica (ben nota dottrina luciferina). Follia pura, evidentemente. Una follia che porta oggi i docenti straccioni e impecoriti a celebrare giornate della memoria mentre altre vittime invisibili boccheggiano per mancanza di cibo e di cure, o per avere accettato supinamente di sottoporsi ad assurdi, reiterati TSO per la gioia delle case farmaceutiche e di chi le sostiene con corpose sovvenzioni avendo talmente denaro (generato dal nulla) da poter distribuire prestiti di strozzinaggio al fine di ricattare gli Stati sovrani in ultimo costretti a vendere i «gioielli di famiglia» (ricordo che il «mite» Tremonti auspicava in diretta televisiva che i governi a venire si decidessero a svendere i beni di casa Italia per raddrizzare un'economia già compromessa...). Ma il concetto tutt'altro che banale del Nobel Frédéric Joliot-Curie, secondo cui «la guerra futura sarà una guerra invisibile», con tutto ciò che questa frase può significare, mi induce a mantenere la barra a dritta in questa riflessione per porre nuovamente l'accento sull'uso massiccio dei mass media, finalizzato alla destabilizzazione delle certezze maturate nell'ambito di una cultura per tanti versi ancora intrinsecamente legata ai principi religiosi, cristiani in primis per quanto ci riguarda direttamente. Leggevo in un libro a tratti interessante che «quando si prepara la guerra le armi pesanti dapprima tacciono, poiché sono precedute da altre «armi», invisibili, come per esempio la musica» (ebbene sì!), molto diffusa tra la gente a vari livelli e in genere considerata una «zona franca» nel cui ambito tutto è ammesso e concesso, comprese le parole più dissacranti associate alle «sempre innocenti» note, che come tali sono impalpabili e quindi «inconsistenti» sotto ogni aspetto (in realtà solo per l'ingiustificata pretesa di chi vuole servirsene indisturbato, per condizionare/imbambolare il gregge, non fosse che per sostenere gli interessi del mercato e sappiamo che la corruzione nel mondo commerciale è una pratica saldamente radicata, elevata ad «arte» da lobbisti dell'industria e da politici sempre affamati di voti elettorali). Per rimanere in tema, e in particolare riferendosi all'emblematico rock' n' roll, il celebre violoncellista Pablo Casals, noto a un ampio pubblico anche per avere regalato note preziose nel momento in cui crollava il Muro e si dissolveva la cortina di ferro (si fa per dire) pronunciò le seguenti parole: «Vuole sapere cosa penso di questa infamia, il rock' n' roll? Penso che sia un'ignominia. È veleno cui è stata data la forma di suono! Ascoltandolo, mi viene una gran tristezza, non solo per la musica, ma anche per chi non ne può più fare a meno. Mi rincresce molto per l'America: un paese di tale grandezza dovrebbe offrire qualcosa di meglio da riversare nelle orecchie di un'umanità trepidante, non questo roco distillato di brutture della vita contemporanea, eseguita da immaturi per immaturi. È un terribile e beffardo scherzo del destino che i figli di questo secolo debbano crescere con il corpo esposto al costante bombardamento delle piogge radioattive e l'anima straziata dal rock' n' roll».

Alle preziose parole di Casals aggiungo una mia domanda personale: come si può ancora credere che i «maghi» della manipolazione di massa abbiano trascurato un linguaggio come quello della musica che proprio per la sua apparente inconsistenza penetra «silenziosamente» (si fa per dire) nei cervelli e nella sensibilità di un notevole numero di individui? Si può continuare a essere tanto ingenui? Come non sospettare che «la Vedova» riecheggi allegramente in una trasmissione ludica, destinata a individui di ogni età e livello sociale, sulla scia di Adorno (esponente significativo della «Scuola di Francoforte» di orientamento marxista, lo voglio ricordare una volta di più in queste mie riflessioni perché ritengo ne valga la pena), il quale indicava strategie come quella di programmare una cultura di massa quale forma di controllo sociale estensivo, che degradi costantemente i consumatori»? La risposta è semplice: chi usa queste «astuzie» sa bene che molto spesso la gente ignora determinate realtà. Per mancanza di cultura, per distrazione, per assenza di tempo e purtroppo a volte per mero opportunismo. O per un exoterico, «arcobalenico» eccesso di fiducia verso il prossimo. E così si torna al discorso del «complotto», parola che fa inorridire chiunque provi a riflettere/ragionare sui problemi dell'oggi, parola che com'è noto è stata coniata dai servizi segreti statunitensi quando certi «ficcanaso» provarono a dimostrare che ben difficilmente un Presidente USA può essere ucciso da uno sbandato qualsiasi. I complotti ci sono e ci sono sempre stati. I complotti vengono orditi nell'ombra, sennonché dobbiamo intenderci molto bene su cosa possa significare «ombra», soprattutto in termini psicanalitici (aspetti scissi, rimossi, rifiutati dell'individuo, con i quali ci si trova a dover fare i conti durante la psicoterapia). In pratica, nella psicologia junghiana l'ombra è la parte nascosta o inconscia della personalità che l'ego cosciente non riconosce in se stesso. Quindi si parla di qualcosa che sfugge al controllo razionale ma che condiziona (credo indubitabilmente) la coscienza! Non a caso esiste il problema dei «messaggi subliminali», che naturalmente in ambito televisivo necessitano di format adeguati perché possano venire colti dagli ignari fruitori. Ma di che parliamo allora? Semplice. Parliamo di tecniche che inibiscono la capacità di reagire, ossia di conseguenza di assumere un atteggiamento reattivo verso tanti «messaggi invisibili» attraverso i quali un sistema perverso (non trovo altro termine) può indurre un adulto a tornare bambino. Non parliamo di coloro che nel corso degli anni 2000 hanno trascorso il loro ultimo anno da teeneger e che lo scrittore e sceneggiatore statunitense Bret Eston Ellis parlando di fascismo gay, di superiorità morale, di distruzione dell'arte e di regime dei buoni ha definito «millenial infantili», ossia di coloro che possono essere definiti a pieno titolo «figli «prediletti» di un sistema che detesta la libertà di parola e punisce le persone se rivelano il loro vero io. Quindi, nel suo complesso la società moderna appare sempre più come una società di fanciulli che invece di cercare di difendersi dagli attacchi dei «poteri forti» (del resto sempre più evidenti, ma come diceva il solito Frédéric Joliot-Curie «è quando i suoi raccolti saranno distrutti, le sue industrie paralizzate, le sue forze armate incapaci di agire, che un paese comprenderà all'improvviso che era in guerra e che la sta perdendo»), poteri apolidi che in questi anni di pandemia cercano di imporre TSO reiterabili nel tempo (Dio sa quanto preoccupanti anche alla luce dei dati che stanno emergendo) il tutto in nome di una presunta «nuova normalità», si trastullano in videogiochi e trascinano inutili rapporti virtuali sui social. Tengo a sottolineare che in certi ambienti si predica la «morte alla ragione», poiché solo quando la ragione sarà annientata nascerà «l'uomo nuovo».

Come ci ricorda opportunamente Daniel Estulin «sia il Tavistok che la Scuola di Francoforte prestarono molta attenzione alle tecniche di propaganda nazista e le incorporarono spontaneamente nelle loro ricerche», tra le altre cose precisando che «la compartecipazione a una folla induce la persona a rispondere a situazioni sotto la spinta di punti di riferimento emotivi, quindi non razionali». Non possiamo dunque ignorare tutto questo, se non al prezzo di meritare appieno l'appellativo di «gregge» che i massoni internazionali impongono ai popoli tenendo per se stessi quello di «pastori» (figuriamoci!), nonché di «figli della Vedova», come si diceva all'inizio di questa ennesima, modesta riflessione, per mia convinzione basata sulla logica.

«Con la realtà virtuale - diceva Zolla (scrittore nato a Torino, filosofo, storico delle religioni e conoscitore di dottrine esoteriche, gnostico New Age, morto nel 2002 a Montepulciano - siamo al principio di uno sviluppo che dovrebbe giungere al culmine verso il 2030 – vi dice niente questa data? - La realtà virtuale avrà inizio nel 1984 – da che mi risulti altra data non poco significativa! – e che per la prima volta nella storia umana renderà disponibile un sistema che farà piazza pulita tra realtà e finzione». Pensava, Zolla, che l'inganno dell'esistenza emergerà grazie alla penetrazione dei suoi segreti più reconditi e proprio grazie alla realtà rivelata l'uomo si libererà dal male d'una esistenza basata sulla finzione. Sennonché l'idea stessa di applicare la «realtà virtuale» per scopi nobili (in campo medico, scientifico, didattico, sociale) tradisce le vere intenzioni di una filosofia che credo abbia nell'ambiguità i suoi tratti caratteristici. La data del 2030 è quella che ci viene indicata a chiare lettere dall'«Agenda», oggi (certo non casualmente) coltivata nelle scuole.

Dunque ci troviamo all'interno di una fitta rete di elementi teosofico-darwiniani tra loro intersecati, una vera ragnatela nelle cui maglie ci troviamo imprigionati nostro malgrado, una rete moschicida divenuta casa di ragni e ragnetti animati da spirito opportunistico e resi ciechi da un fatalismo alimentato dalla paura di soccombere, all'insegna del medievale «mors tua vita mea».

                                                                              Davide Crociati

 

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