Bellaria, 26 Giugno 2023
Dai fatti alle parole
Spesso ci chiediamo se sia nato prima l'uovo o la gallina. Oggi mi chiedo se a condizionare le parole siano più gli accadimenti sul piano materiale o viceversa. Evidentemente sono vere/possibili entrambe le cose, poiché in tanti casi le parole rappresentano esse stesse dei fatti concreti, o quanto meno li determinano, così come certi accadimenti sono basati su presupposti giusti o sbagliati (a seconda che siano fondati o meno sulla verità). Anche o soprattutto attraverso le parole è possibile indicare direzioni, delineare progetti, falsare la realtà o ...rimarcarla a beneficio di tutti, quando non si voglia dimenticare che «il sonno della ragione genera mostri» (si tratta di una metafora con cui si invita a non perdere il controllo dell'intelletto, senza il quale il mondo sarebbe sopraffatto da impulsi violenti e a volte irrefrenabili»).
Se la frase fatta «lo dice la scienza» può sottendere mille inganni, poiché gli scienziati sono esseri umani e come tali soggetti a mille tentazioni (come quella di conseguire forti guadagni e/o potere a danno dei loro propri simili, cosa ahimè già vista e rivista nella storia), anche nelle riflessioni con le quali si cerca di smascherare tali e ben altre mistificazioni finalizzate al tradimento dei più sani principi etici al di là del sentimento religioso, le parole possono avere un peso determinante nel risveglio di molte coscienze. E coscienze risvegliate possono indubbiamente contribuire a impostare fatti positivi per la società e per i singoli individui, o ad esercitare un controllo affinché, la comunità, non degeneri al di sotto di certi limiti. Riguardo alla scienza, essa è umile per sua natura, non disprezza chi non ha fatto studi specifici e non si sottrae alle spiegazioni e al confronto... Oltretutto, come diceva Karl Popper (filosofo svizzero naturalizzato britannico), «La nostra scienza non può pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure la probabilità». Alla faccia dei TSO di massa che abbiamo visto quali risultati possano sortire.
Quante volte ci dicono «sono solo chiacchiere» per scansare scomode verità espresse attraverso il verbo? Se le parole fossero sempre subordinate ai fatti (penso al mito della «concretezza» attraverso il quale si tende a dare maggiore importanza e rilievo a chi agisce direttamente sulla materia propriamente detta anziché su quella ...specificamente grigia), non avrebbe oggi senso parlare di «politicamente corretto», mentre invece sappiamo che la neolingua, che non a caso i poteri forti ci vogliono imporre a partire, ad esempio, dalla scuola, sta creando progressivamente una rete di falsi concetti al fine di orientare i popoli nella direzione desiderata da quegli stessi poteri forti. Infatti, per chi non l'avesse ancora capito siamo in mano a un'oligarchia granitica, in quanto detentrice di denaro stampato dal nulla o ricavato da vastissimi mercati delinquenziali come quelli della droga e delle armi. Per fini economici ma prima ancora ideologici (oserei dire). Dalle parole ai fatti, dunque, ma anche in questo caso le parole rappresentano il necessario antecedente in un vero e proprio legame a doppio filo.
Basti pensare che oggi attraverso un uso accanito del «politicamente corretto» si sta cercando di trasformare l'ecologismo in una nuova religione (in realtà con lo scopo di impostare una nuova economia nell'ambito della quale molti rimarranno esclusi), come tale fatta di dogmi che confermano altri dogmi. E si pensi che questo processo insano è determinato dall'azione di personaggi (anch'essi umani, troppo umani) che contemporaneamente fanno di tutto per minare le basi, in primis, del «pericoloso» cristianesimo, ma in senso lato delle religioni propriamente dette (col gentile contributo del Concilio Vaticano II).
In un suo saggio del primo dopoguerra Orwell sosteneva che il decadimento del linguaggio è la diretta conseguenza del declino politico e culturale di una civiltà. E mi pare che oggi le condizioni ci siano tutte perché entri in campo una neolingua di stampo orwelliano in grado di dare, prima o poi (secondo una dinamica «fabiana»), il colpo di grazia a tanti principi etici fino a questo momento ritenuti fondamentali, compresi quelli che il solo buonsenso è già in grado di definire «universali». Dai fatti che determinano un processo di declino culturale e politico alla costituzione di una neolingua «ufficialmente accettata» il passaggio appare dunque consequenziale, senza dimenticare che dando «un colpo al cerchio, uno alla botte», nei suddetti «fatti» anche le parole hanno un ruolo importante se non addirittura fondamentale.
Del resto anche l'uso strumentale delle «innocenti» arti, dei linguaggi non verbali, ha prodotto risultati sorprendenti lungo il tormentato percorso di decadimento sociale. Basti pensare alla Pop Art, alla Musica Concreta e così via, tutti «fenomeni culturali» che probabilmente di spontaneo avevano ben poco e nel cui DNA erano contenuti principi utili al «Nuovo Ordine» che oggi si sta rendendo visibile con sorprendente speditezza. La musica concreta si proponeva di «manipolare» i suoni aprendo la strada alla musica elettronica, per la gioia del primo Battiato che godeva a far inorridire il pubblico in nome della «modernità». Meno male che nel suo percorso creativo il nasuto quanto geniale cantante siciliano ha incontrato quel Giusto Pio che gli ha consentito di ricondursi su binari più poetici (basti pensare a pezzi come «E Ti Vengo A Cercare» e «La Cura», a mio avviso autentici capolavori nel loro genere). Ricordo che Giusto Pio, oltre che compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra era violinista alla Scala. Invece la Pop Art faceva il verso alla cultura del consumo e dei grandi mezzi di comunicazione di massa, ma lo faceva attaccando i valori dell'arte generalmente considerata «più elevata». In pratica, un'arte (quella Pop) rivolta alla massa e non più al singolo individuo. Il solito «doppio gioco» tendente alla massificazione, come si può notare in ogni ambito? I concerti che attiravano fiumi di giovani (vedi Woodstock) diventavano veri e propri riti pagani che prevedevano il diffondersi di droghe d'ogni tipo (strumenti di schiavitù, altro che di libertà). Chiedere alla CIA...
Tornando al «politicamente corretto», a pagina 333 di un suo libro sull'argomento, Gotti Tedeschi e Pennetta ci vogliono opportunamente ricordare che «L'idea che il sesso mentale possa essere diverso da quello fisico nasce unicamente nel Novecento», poiché «in tutte le epoche precedenti si poteva essere un maschio che si comportava da femmina o ha rapporti con altri maschi ma l'identità sessuale non era messa in discussione». Che è dunque successo in nome di Malthus attraverso seghe mentali con le quali cerchiamo di complicare la realtà ad uso e consumo di pochi profittatori?
Oggi entri in una scuola e noti subito un trionfo di colori arcobaleno, che se fosse solo una questione di cromia vivace sarebbe nulla, ma così non è, poiché allo splendido fenomeno naturale oggi viene sovrapposto il simbolo dell'ideologia gender che «cataloga» le persone in base alle loro (a volte solo presunte) tendenze sessuali: etero, lesbo, gay, bisexual, transgender, intersex (caratteri sessuali primari e/o secondari non definibili come esclusivamente maschili/femminili). Quando è scomparso il dottor Money i suoi colleghi lo hanno commemorato come «il primo scienziato che ha dato un linguaggio all'identità sessuale». Come ci ricorda Enrica Perucchietti a pagine 50 del suo UNISEX, nel 1972 Money pubblicò un lavoro relativo al «caso Brenda», che avrebbe dimostrato che il principio della neutralità di genere era corretto, col fine di mettere a tacere la diatriba in corso e dare piena ragione alle teorie secondo cui l'identità sessuale è frutto delle condizioni ambientali. David Reimer, alias Brenda, fu vittima di un errore medico: perso il pene durante un intervento chirurgico cercarono di «rimediare» facendogli cambiare sesso. Tornato uomo dopo mille sofferenze, David/Brenda non riuscì per tutta la sua disgraziata esistenza a liberarsi dagli incubi. Eppure il libro di Money, «Uomo, donna, ragazzo, ragazza» divenne un testo universitario (a proposito di esperti e di fonti scientifiche di ampio raggio). «L'apparente successo dell'esperimento – scrive Perucchietti – fu pubblicizzato in tutti gli USA come prova che le teorie di Monkey sulla natura puramente culturale dell'identità sessuale erano giuste; migliaia di bambini, in quegli anni, furono sottoposti ad analoghi interventi».
Nell'edizione de IL FOGLIO del 16 Agosto 2022 si leggeva che «La scorsa settimana alla fine è stata ordinata la chiusura dell'unica clinica medica pubblica del Regno Unito autorizzata a prescrivere bloccanti della pubertà ai minori, anche di tre-quattro anni». L'unità per lo sviluppo dell'identità di genere che verrà presto chiusa si chiama Tavistock». Chi si rivede, il mondo è piccolo! Secondo la mia modesta opinione il ben noto e «carismatico» Istituto londinese con sedi anche in Italia (da che mi risulti) tornerà presto alla carica, per far rientrare dalla finestra ciò che stanno cercando di fare uscire dalla porta. Infatti, l'Istituto che l'articolista confidenzialmente definisce «Tavi» e che al suo esterno ha una famosa statua di Sigmund Freud (che del Tavistock è stato vicepresidente, così come lo è stato il suo nobile allievo Carl Gusta Jung), ha una nutrita storia relativa ai problemi di salute mentale, che alla fine avrebbero posto il buon senso al di sotto dei minimi sindacali. «Lo psichiatra David Bell, pioniere e presidente della British Psychoanalityc Society – si recita nell'articolo de IL FOGLIO – aveva compilato un rapporto interno in cui si riportavano le preoccupazioni di molti medici della clinica per il modo in cui si trattavano bambine e bambini». E meno male! Secondo il TIMES «è in corso un esperimento di massa sui bambini, i più vulnerabili». «Quello che è successo al Tavistock è la storia di come un piccolo gruppo di informatori – dottori, infermieri, genitori e pazienti, con l’aiuto di giornalisti e reporter – siano stati in grado di smascherare in maniera inesorabile un approccio medico portato avanti da attivisti irresponsabili. Ed è anche una lezione oggettiva per chi è profondamente preoccupato dall’approccio a senso unico delle cure transgender e si chiede che cosa dovrebbe fare a riguardo». Questo si diceva in un articolo di Caterina Giojelli del 05 Agosto 2022.
Tornando a noi, oggi il «politicamente corretto» viene dunque molto utilizzato in ambito «Arcobaleno», ma dubito che per molte donne certe forzature non vengano viste come vere e proprie invasioni di campo, dal momento che la capacità di partorire è propria del sesso femminile e certe mascherate multicolori possono risultare fuorvianti e offensive. Dove sta andando l'uomo? Come saranno i maschi delle future generazioni? Chi farà più figli in un mondo in stato confusionale perfino sulle verità naturali? Oggi attraverso Google si inizia a parlare della perdita del cromosoma Y, ciò che porterebbe inesorabilmente all'estinzione della specie umana: si tratta dell'ennesima notizia finalizzata al disorientamento delle coscienze, allo scopo di fare accettare ai popoli della terra l'ennesima falsa verità?
Sempre sull'efficacia delle parole. Nel periodo della pandemia da COVID-19 alcuni medici hanno dato libero sfogo alla propria smania di visibilità e di potere esprimendo un linguaggio «politicamente corretto» all'interno della cornice televisiva, nonché sui social. Il tutto, a reti unificate (macché pubblico e privato!). Hanno permesso loro di farlo in maniera continuativa denigrando chiunque (a lor dire) fosse «contro la scienza», o semplicemente fosse privo di competenze mediche e osasse batter ciglio. Compreso Montagnier... Il che naturalmente è tutto dire. «La nostra scienza non può pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure la probabilità» (Karl Popper).
Si pensi a quale potere possono avere i libri scolastici sulle nuove generazioni, così come ne hanno avuto i vecchi testi sui ragazzi oggi diventati adulti. Ebbene, ho qui per le mani un «Volume A» di educazione musicale per le scuole secondarie di primo grado: in una delle pagine conclusive vi si dice che il rock and roll è nato in America e si è diffuso rapidamente presso un pubblico giovanile (poi esteso alle generazioni più adulte) che chiedeva una musica «scattante e grintosa, opposta a quella sdolcinata e romantica dei cantanti bianchi (...)». Contraddittorio assente. Ovviamente. Eppure un grande interprete come Pablo Casals (violoncellista di indiscussa fama internazionale) definì il rock and roll «una musica infantile per persone infantili» e si rammaricava per il fatto che gli Stati Uniti permettano un simile degrado culturale, perché meriterebbero ben altro. Per la loro storia, eccetera. Da che mi risulti ogni testo di educazione musicale per le scuole dell'obbligo fa l'elogio di «Elvis the pelvis». Fermo restando che quest'ultimo a un giornalista rispose secco: «per quello che faccio io non serve conoscere la musica». Amen. In ogni caso, troppe droghe e troppi farmaci. Vita troppo breve (sorte toccata a tanti altri come lui). Alla voce Acid House si legge: «Musica anticonformista, ispirata alle allucinazioni prodotte da droghe leggere come l'LSD (...)». Tutti sanno quanto i giovanissimi aspirino a formarsi un'identità e a trovare un posto tra gli altri attraverso l'«anticonformismo». O meglio, ispirandosi a un «anticonformismo» costruito per loro ad uso e consumo del mercato e dell'ideologia progressista, che un esperto di massoneria ha definito «né di destra, né di sinistra» (ovvero «trasversale». Concordo pienamente!»). Qualcuno dice che il politically correct rappresenti una nuova forma di conformismo da alcuni definito perfino come una sorta di religione politica.
Sabato scorso al Feltrinelli Point di Arezzo mi è capitato di assistere alla presentazione del libro «Il Cerchio Di Coltrane - breve storia della libera muratoria in Toscana» (Antonio Stango Editore). Il pubblico ammontava a una trentina di unità circa e molti intervenuti facevano parte di qualche circolo filosofico che definirei «particolare» (non era così difficile desumerlo, per via dei numerosi baci e abbracci...). Per chi scrive non è stata una sorpresa sapere che anche il celebre jazzista John Coltrane (da cui il titolo del volume), interprete di A Love Supreme dai ragli saxofonici insieme al pianista Mc Coy Tyner, al contrabbassista Jimmy Garrison e al mitico percussionista Elvin Jones, sia rientrato in una certa filosofia esoterica, poiché, come dicevo, anche le Arti/arti hanno costituito veri e propri strumenti di propaganda ideologica su vastissima scala, una propaganda sviluppata per mezzo di personaggi talentuosi che, non so quanto consciamente, nei vari campi espressivi (come scrive Emiliano Bartolozzi, autore de Il cerchio di Coltrane, «il primo italiano ad essere iniziato alla libera muratoria in Italia fu un musicista lucchese: Francesco Saverio Gemignani»), hanno partecipato alla mensa dell'oligarchia dominante che, per via ereditaria, con l'accelerazione di un jet spaziale si propone tuttora di azzerare i valori di riferimento d'un mondo che si vuole far finire attraverso veri e propri «esperimenti di laboratorio», per dare libero corso all'eugenetica, al transumanesimo, alla più totale ambiguità sessuale, alla libertà di rovinarsi la vita per mezzo di droghe e farmaci (a volte devastanti), a un'alimentazione a base di vermi, scarafaggi e cavallette (previo demonizzazione della salutare dieta mediterranea, quella sgombra di OGM per la precisione) e a un'economia ad uso e consumo di pochi «squali» della finanza (vero è che gli squali - quelli veri - aiutano a mantenere l'equilibrio naturale, ma se un essere umano si trova in acque pericolose alle prese con un «tigre» fa di tutto per evitarlo...). Per non parlare dell'indebolimento delle Istituzioni intese come Enti al servizio della collettività e del «meno peggio». Per non parlare del crescente «controllo» della popolazione per mezzo di telecamere, intercettazioni (quelle non necessarie) e microchips sottocutanei.
Quando ci sentiamo dire che bisogna passare dalle parole ai fatti non ci rendiamo conto che spesso nelle parole ci sono fatti intrinseci ben definiti, o che le parole invitano a viva voce all'espletamento di fenomeni che a posteriori per la loro incidenza diretta sui singoli e sulla collettività definiremo fatti. Osservazione banale, certo, ma qui vorrei porre l'attenzione sull'ambiguità di tanti giudizi di valore, espressi a scopo «orientativo» con finalità che non sempre possiamo definire «giuste», fermo restando che oggi anche la giustizia appare sotto assedio e minata dall'interno (Sallusti-Palamara, Livadiotti, ecc.).
Musica a parte, passando per il carducciano Inno a Satana» (ovvero alla «ragione) ne «Il Cerchio Coltrane» l'autore ha voluto citare diversi personaggi, come Collodi (Pinocchio = Occhio pineale, ovvero «terzo occhio»?) e il politico, giurista e avvocato soglianese Piero Calamandrei, illustrandone alcuni meriti: personaggi a cui vengono intitolate numerose scuole ma che forse appartenevano ad «anelli esterni» di un sistema granitico alla Bilderberg (per intenderci), ovvero a una struttura piramidale che nei suoi punti di contatto con il «gregge» proponeva e propone personaggi talentuosi dopo averli attirati nel «Sistema» spianando loro la strada della notorietà e del successo e affidandosi alla loro stessa capacità di cogliere i «vantaggi» di quell'«ambigua collaborazione». Infatti, appare verosimile che per tanti di questi geni della parola (e non solo) la scelta sia andata nella direzione di non finire in «binari morti», evitando così la conseguenza sgradevole di dover lasciare via libera ad altri aspiranti liberi muratori. Carpe diem...
Davide Crociati