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                                                                         Bellaria Igea Marina, 15-06-2019

 

Percezioni

 

In "Ricordi, sogni e riflessioni",  uno dei tanti libri di Carl Gustav Jung passatimi per le mani, l'autore racconta di uno strano fenomeno accadutogli nel periodo precedente lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il grande psicologo svizzero, sicuramente il più talentuoso allievo di Freud, aveva la sensazione che tutti lo guardassero con sospetto e che ce l'avessero con lui. Tant'è vero che pensava seriamente di soffrire di una grave patologia psichiatrica. Ma quando scoppiò la guerra, paradossalmente Jung si sentì pervaso da un senso di liberazione perché capì che i suoi “cattivi pensieri” in realtà erano causati da “vibrazioni negative” emanate da chissà quale fonte a lui esterna, invisibile ma dal suono fragoroso per quanto silenzioso, così come “chiassosamente silenziosa” a volte è l'attesa di un evento che potrebbe cambiare la vita di un singolo individuo o di un'intera comunità (credo che l'urlo di Munch esprima in modo straordinario uno stato di angoscia struggente ancora prima ancora un volto riconoscibile). Certo quelle frequenze rappresentavano numeri molto diversi dalle cifre che Pagnoncelli illustra al pubblico di La7 e la cui attendibilità andrebbe commisurata  ai procedimenti utilizzati per raccoglierli. Questo la dice lunga sul fatto che (vedi teoria dei tipi psicologici dello stesso Jung) i sensi umani, compreso il non meglio definito “sesto senso”, costituiscano preziosi canali attraverso i quali è possibile raccogliere numerose informazioni sulla “realtà invisibile”.

Anche attraverso un suo libro che comprende un saggio di Ilvo Diamanti, che ho appena finito di leggere devo dire con un certo interesse, il citato sondaggista di La7 si prodiga di farci sapere che ignoranti patentati, sono, coloro che affetti da “analfabetismo numerico” leggono la realtà solo attraverso i canali della "percezione". Bisogna però ricordare che quella che definiamo “realtà”, spesso con la pretesa di forzare irrazionalmente i limiti delle nostre effettive possibilità umane, non raramente si è rivelata molto diversa da come appariva prima che cambiassero gli strumenti per sondarla meglio e più approfonditamente, o prima che la mente umana fosse pronta per un nuovo passaggio antropologico-culturale (vedi il caso Galilei). E come Jung c'insegna che il momento del risveglio ha particolare importanza ai fini della comprensione del “messaggio onirico”, allo stesso modo l'autore del saggio “Dare i numeri” (del 2016) nel capitolo conclusivo ha pensato di dover riprendere una volta di più l'argomento "migranti" per dirci con forza quanto sia irrealistica la nostra preoccupazione ogni volta che leggiamo fatti di cronaca cruenti che vedono implicati gli extracomunitari. Senza contare che a diffondere informazioni sui casi di delinquenza non di matrice italiana non sono soltanto i Pinco Pallino da tastiera ma anche alcuni studiosi di alto lignaggio come Alessando Meluzzi (per citarne uno). Dimenticavo che Meluzzi è stato un Deputato di Forza Italia durante la XII legislatura della Repubblica e che, forse, per l'occasione e per ovvi motivi è più opportuno citare personaggi di sinistra come Rampini e Calenda: il primo ha dichiarato che “l'immigrazione indebolisce il potere contrattuale dei lavoratori” (OLTRELALINEA.NEWS), mentre l'ex Ministro dello Sviluppo economico nei Governi Renzi e Gentiloni, nonché parlamentare europeo per il Partito Democratico, in una trasmissione televisiva ha detto che “nel momento in cui la sinistra ha aperto le porte a tutti, a discapito del popolo italiano, ha dimostrato di perdere letteralmente la testa”. Solo sciocche percezioni? Esprimere preoccupazione rispetto a un fenomeno che se prendesse maggiore accelerazione porterebbe all'annullamento del popolo italiano come lo conosciamo oggi, con la sua storia e i suoi valori faticosamente disegnati, significa essere di destra? A dire il vero non sembrerebbe! Così come nei normali ambienti lavorativi non è infrequente sentir esprimere (magari sottovoce) idee tutt'altro che concilianti riguardo alla migrazione selvaggia e incontrollata, anche da parte di cittadini di tradizione comunista o su di lì. Tutti fascisti e razzisti? Davvero bisognerebbe finirla con questa fake news: c'è forse un passo della Costituzione in cui si dice che chi è di destra deve essere automaticamente marchiato come “cattivo cittadino”? Certo non dubito che qualcuno alla Costituzione vorrebbe metterci mano allo scopo di orientare ideologicamente l'intera popolazione, ma questo è un altro discorso.

Alle pagine 22 e 23 di “Dare i numeri” (ristampa dell'ottobre 2016) si fa riferimento alla percezione che hanno gli italiani rispetto al problema del lavoro: vi si legge che “dal 2003 al 2008 i timori erano principalmente focalizzati sulla precarietà delle prospettive dei giovani con l'introduzione delle nuove forme contrattuali previste dalla legge Biagi. Il posto fisso diventava un miraggio e gli italiani iniziavano a conoscere le nuove forme contrattuali, i co.co.pro, i contratti a progetto, quelli a lavoro intermittente o ripartito, solo per citarne alcuni”. Ecco uno dei punti chiave: i numeri percepiti dalla gente comune attraverso i canali dell'inconscio, per quanto non allineati a quelli delle statistiche più o meno ufficiali (49 di percezione contro 12 di realtà, ma a questi numeri seguono – ahimé –quelli dei tanti imprenditori che si sono effettivamente suicidati), percorrendo linee tutt'altro che irrazionali prendono corpo in una dimensione metafisica e spesso aggiungono anziché togliere a una verità più profonda, così come gli algoritmi che hanno spedito a Milano un insegnante di Agrigento e a Lecce un suo collega di Varese potevano sembrare ottimi strumenti di un sistema complesso quanto razionale (già, razionale!), che però si è rivelato un fallimento completo.

Nel libro che utilizzo come traccia in questa modesta riflessione si cerca di contrapporre l'emozione alla razionalità come fossero dimensioni totalmente disgiunte. Forse l'autore dimentica che la musica muove emozioni e sentimenti quando è ben costruita e chi è del mestiere sa che per costruire musica “vera” occorre tanto ragionamento (pare che il rammarico di Ennio Morricone sia quello di non essere diventato uno scacchista di primissimo livello, per quanto si dice che l'autore de “L'ultima diligenza di Red Rock” se la cavi straordinariamente bene anche con gli scacchi!). Appena il compositore molla un attimo, perde il filo logico, si smarrisce nei meandri della sua stessa opera e sulla partitura rimangono fratture stilistiche o di altro tipo che l'ascoltatore medio percepisce accorgendosi che “qualcosa non va”, o semplicemente dice: “non so perché ma questa musica non mi piaccia più di tanto”. In genere in una “composizione illuministica” (Mozart, per intenderci, o Beethoven) si utilizza almeno un “tema” i cui elementi costitutivi lasciano prevedere ciò che potrà accadere nel prosiego. L'ascoltatore esperto non conosce ancora lo sviluppo che seguirà ma sa benissimo che renderà forma partendo da quel “codice genetico” che è, appunto, il tema. Nelle opere dei grandi classici della musica è possibile percepire il pensiero gnostico nel dualismo tematico delle sinfonie, delle sonate, dei concerti e dei quartetti (del resto Mozart e il suo maestro Haydn - suo è l'nno dell'eurovisione - erano massoni e coltivavano gli ideali della Rivoluzione francese. E qui il discorso si fa più complesso e non è certo questo lo spazio in cui tratterne).

Mi si permetta di fare un'ultima osservazione sui numeri dati da un Pagnoncelli: fino a che punto i migliori strateghi del mondo, che fino a prova contraria non sono indovini, sanno prevedere quello che succederà in futuro? Neppure loro hanno la possibilità di leggere con certezza ciò che non è ancora accaduto, ma forser il loro intuito contiene elementi di razionalità che possono prendere forma nel momento di raccogliere i risultati finali.

Anch'io vorrei concludere con la “questione migranti”, perché appare del tutto evidente che “Dare i numeri” nasce con l'intento di aprire un varco nella coscienza (o nell'incoscienza?) dei cittadini italiani su questo tema specifico. Non si esclude che attualmente il numero degli extracomunitari che si trovano sul territorio nazionale possa essere controllabile nonostante la cronaca quotidiana ci parli di una situazione già piuttosto pesante, ma chi lo dice che i numeri di oggi saranno quelli di domani? “In effetti, secondo l'Istat, nel 2014 (gli stranieri) rappresentavano poco più del 7% dei residenti. Ma gli italiani erano convinti che fossero il 30%. Nel 2015 l'Istat ha registrato, al proposito, una crescita, per quanto limitata. E il peso della popolazione straniera si è attestato poco al di sotto del 9%”. Questi dati ci parlano comunque di un trend che procede nella direzione di un aumento progressivo delle presenze straniere suo territorio nazionale e proviamo a immaginare cosa succederebbe, già ora, se Minniti (a monte) e Salvini (in terra di approdo) non avessero eretto i loro benedetti muri. Comprendo il motivo per cui si parla tanto di legittima difesa: in fondo, umana compassione che si può avere per il rapinatore/intruso a parte (che sicuramente avrà avuto un trascorso difficile), qui si tratta di difendere la propria "casa" e la propria "famiglia" senza se e senza ma. Credo sia evidente a tutti che a livello planetario si stiano delineando con forza due visioni opposte del mondo, una delle quali vorrebbe abbattere tutti i muri, tutte le barriere, tutti i limiti, tutti i confini. Ormai i “tentativi di sconfinamento” occupano le cronache quotidiane e partendo da alcune idee che solo in determinate circostanze possono risultare o sembrare razionali e allo stesso tempo funzionali, l'emisfero “progressista” cerca di premere sull'acceleratore con la fretta che può derivare solo dall'ansia di non riuscire a raggiungere un traguardo che oggi non è ancora possibile mettere a fuoco. Non razionalmente! In ogni caso non per la gente comune. Oltre tutto appare evidente che nella loro corsa forsennata verso l'ignoto i progressisti all'ennesima potenza dei giorni nostri non vogliano considerare le curve lungo il percorso, le quali spesso e volentieri richiedono l'uso del freno!

Ed esiste “una possibilità dagli esiti incerti”, non liquidabile come semplice percezione: oggi ciascun emisfero post-ideologico cerca di utilizzare le armi che storicamente sono appartenute agli avversari: i "post-comunisti" usano i Soros che fanno valere le loro idee con la forza del denaro, sulle bandiere dei cosiddetti sovranisti a volte sembra di veder comparire il simbolo falce e martello...

 

                                                        Davide Crociati

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