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                                                          Bellaria Igea Marina, 24 Novembre 2018

 

Tecniche di “rilassamento” di una mente un po' pazza

 

A volte capita di non riuscire a prendere sonno. A me succede abbastanza raramente e in quei casi cerco di elaborare fantasiose tecniche di rilassamento, per lo più assai originali.

Tempo fa invece di contare le classiche pecorelle contavo i personaggi di “Un posto al sole” (ebbene si! Era il periodo in cui Alessandro Palladini veniva dato per disperso in seguito a un naufragio, salvo poi tornare inaspettatamente all'ovile con grande sorpresa di tutti. Innegabile fregatura per l'altro Palladini di nome Alberto, che nel frattempo si era sistemato con l'infelice ragazza di Alessandro).

Oggi sono più propenso a occupare la mente fino al torpore che prelude il trasferimento alla Reggia di Morfeo immaginando situazioni alquanto ridicole, non dico a livello di paperissima. Peggio. Se un cantante deve sprofondare causa cedimendo del palco in genere scelgo il momento più spettacolare: quello dell'acuto culminante. Oppure mi capita di immaginare che si verifichi una zuffa in piena regola tra gli ospiti di “Otto e mezzo” (per dire), con la Gruber in caduta libera nel tentativo di frenare l'impeto dei suoi intellettuali dal senno perduto. Stessa cosa a "DiMartedì", con Giovanni Floris in balia di ospiti impazziti, uno dei quali in preda a “chicchirichì” irrefrenabili stile “Angelo azzurro”. Il più terrificante dei “chicchirichì” potrebbe impossessarsi di un cantante a Sanremo, così come potrebbe cogliere un noto attore di teatro o addirittura un parlamantare nell'ambito di un “question time”. In certi casi immagino che il Santo Padre, dall'alto della sua postazione domenicale, pronunci parole che farebbero rizzare il pelo sulla schiena ai clienti di una bettola in zona porto, o addirittura che lanci il microfono sulla folla sgomenta cogliendo sulla zucca la suoretta colombiana. Immagino che durante una celebrazione il Sacerdote di turno faccia “cose indicibili”, o che il Parlamento sprofondi in una sorta di girone infernale da fare impallidire il più Dante degli Alighieri. E se invece Mentana si presentasse in studio con in testa un dubbio fez e con sottobraccio un manganello nero come la pece, senza per altro dire nulla, senza battere ciglio? O se di punto in bianco il mitico Ennio Morricone desse una tale bacchettata sulla capoccia a Fabio Fazio da spegnerne l'inossidabile sorriso (nel caso presumo che si accenderebbe quello di noi poveri telespettatori altrimenti inermi)? Quante volte avrò immaginato lo speaker di un Tg nazionale cavarsi più di un sassolino dalla scarpa alla vigilia della fine di tutto? “Vi lascio alla trasmissione che segue, pezzi di m....” potrebbe essere una frase indicata per “The day after”? Avrei pensato anche a: “Buona serata e andate a f...... tutti quanti!”. Con un po' di (in)sana fantasia si potrebbe immaginare un capo di Stato in preda a un raptus improvviso. E provate a pensate se Claudio Baglioni e un suo noto collega si accapigliassero in diretta sul “palco dei fiori” fino a rotolarsi in terra come belve in preda ai peggiori istinti! Ovvero, della fine ingloriosa di quel Sanremo. Bah...

La notte scorsa immaginavo scene esilaranti nell'ambito di un programma di successo del Sabato sera. Qui sotto ne riporto qualche frammento.

L'uomo elegante e imbrillantato si avvicina con fare sicuro al pappagallo 2.0. Inizia a stimolarlo ripetendo più volte... “Pooortobelloooo...”. La cosa si ripete una, due volte fino a quando l'animale non comincia a gonfiarsi quasi voglia uscire dalle sue piume color arcobaleno. Attimi di attesa, ancora un “Poootobellooo...”, altri brevi, lunghi istanti ed ecco il miracolo: il pappagallo emette uno stridente “Capra!”. Sicché tutti pensano a Ro ferrarese come luogo di provenienza del maleducato pennuto...

Ma capisco subito che non ci siamo: invece di chiudersi di più il primo occhio si riapre del tutto il secondo. Dentro di me rido e mi rendo conto che ridere non è la cosa più indicata per chi cerca di prendere sonno... Ci riprovo. Un altro uomo si avvicina al pappagallo 2.0 con fare spavaldo... anzi no, questa volta si tratta di una donna di colore (la par condicio ormai è talmente interiorizzata nella mente degli uomini da non lasciar loro scampo neppure nei momenti di maggiore intimità). La donna si avvicina al pennuto e il rito si ripete: “Pooortobelooo...”. Niente. “Pooortobelooo...”. Ancora niente. La terza volta allo stimolo della donna l'elegante uccello risponde con un sonoro “prima gli italiani!”. No, la mia fantasia è andata oltre perché mi appare subito inverosimile che un animale seppur di quella fatta possa pronunciare un “discorso” tanto lungo. Ritorno un po' sui miei passi e questa volta il pappagallo dice semplicemente “italiaaniiii !!!”. Torno di nuovo sui miei passi e il pennuto multicolore emette un più pacato “primaditutto...”. Segue il silenzio più assordante. La mia notte sembra destinata a fare da teatro per nuove scene surreali. Ridere non va d'accordo con dormire. La mente si rimette in moto e ci riprova, ma è un circolo vizioso. No no, forse ho capito: per mezzo del faraonico uccello il frasario PD e forzista sortisce quasi subito un effetto insperato. Ma a quel punto la frittata è fatta, come si suol dire: preferisco ridere piuttosto che dormire!

Ed ecco che mi viene in mente un possibile ritocco al format della nota trasmissione del Sabato sera: perché, mi sono chiesto, non preparare con il dovuto anticipo il programma, ben prima dell'inizio della sua andata in onda, facendo avere un pappagallo a ciascuno dei personaggi prescelti (per via del frasario caratteristico) affinché gli ospiti del programma possano poi cercare di individuare il “personaggio misterioso" della puntata? Come? Facendo parlare il pappagallo che evidentemente (si fa per dire) pronuncerebbe una parola chiave, la più caratterista di quel suo misterioso padrone. No, troppo complicato... Però sarebbe divertente sentire un pennuto 4.0 pronunciare parole o frasi tipo: “Alè”, oppure: “Vaffa...”, “Signori miei”, e così via. Se potete perdonatemi.

 

                                                                     Davide Crociati

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