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                                                                         Bellaria, 19 Agosto 2006

 

                  Questione "Bambi": un'amara riflessione 

A una domanda della Bignardi, in una puntata de "Le invasioni barbariche", il prof. Crepet rispose seccamente, quasi infastidito per il fatto che toccasse a lui esprimere una verità scomoda che è in fondo al cuore d'una sottocultura inseguitrice di luci e frastuoni: "perché questa società odia i bambini...". Seguì una pausa imposta dal generale sconcerto, e dopo quel silenzio breve ma lungo la conduttrice passò alla domanda successiva ben sapendo che la richiesta d'un chiarimento sarebbe stata inutile. Si, la società odia i bambini se è vero che nella loro non autosufficienza rappresentano, per gli adulti, un ostacolo alla... libertà di esprimere il loro egocentrismo ed egoismo, magari anche nei limiti della legalità! Forse la Bignardi aveva capito che a quell'affermazione non sarebbe seguito uno sviluppo sufficiente, quanto meno degno, perché in casi simili, per ragioni di tempo e di ritmo televisivo, nello spazio d'una trasmissione si rischia di scivolare nella solita "confortante" ma odiosa retorica. Inoltre il tempo è denaro e la pubblicità serve anche a finanziare i programmi.

I bambini rappresentano una "gabbia" per molti genitori e spesso padri e madri hanno l'idea fissa della discoteca (quante ne ho sapute, al riguardo!), fanno la fila per farsi incidere orribili tatuaggi su ogni parte del corpo e non reggendo il passo della modernità (quella vera) pretendono tuttavia di calare la loro idea di "primitivo" nella realtà sociale (ma se soltanto sapessero che cosa significa "primitivo" capirebbero l'inganno!). Quando è troppo tardi per tornare indietro senza dover provare troppo dolore, rischiano di infrangere rabbiosamente lo specchio su cui sono chiamati a riconoscere i propri volti abbruttiti. In fondo si può facilmente capire (non dico accettare): per genitori così presi dalla smania del divertimento e del successo economico, facile e veloce, terrorizzati dalla prospettiva di dover leggere il proprio fallimento negli occhi dei figli (la competizione sfrenata, si sa, non lascia troppo spazio alla quieta rassegnazione che tante volte potrebbe invece rappresentare un nuovo punto di partenza per affrontare con più coscienza i problemi della vita, magari fino a ottenere un successo insperato), non è utile rallentare il passo, fermarsi ad ascoltare le ragioni di chi per questioni del tutto naturali ed ovvie si trova in condizioni di maggior fragilità. Assumono come “alibi” la necessità di non poter perdere colpi nella forsennata lotta per la sopravvivenza di un'idea drogata di libertà, di potere e di benessere economico. Idea drogata da modelli sbagliatissimi.

Ed ecco il punto: Bambi = Bambini. I Pacciani di questo mondo non sono soltanto quelli illustrati da Giuttari nel suo ultimo lavoro letterario: esistono tanti livelli di "mostruosità" e tanti sono i gradini della scala spirituale umana, che portano dal "demonio" più insensibile al "santo" più puro. Se è vero che questa società odia i bambini, come ha detto Crepet e prima e dopo di lui tanti altri che si rifiutano di dormire sonni profondi, si può drammaticamente comprendere il motivo per cui umanizzare gli animali può essere un vantaggio per noi ma non certo per i "veri" Bambi!

                                                                      Davide Crociati

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