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DEDICATO ALL'INFORMAZIONE COI PARAOCCHI

 

Scritto il 5 settembre 2021 e inviato a tv, giornali, emittenti radiofoniche, senatori a vita e non. (DaCr)

                                                             

                                                                  Bellaria Igea Marina, 5 Settembre 2021

 

Lo dice la scienza !

 

In un paese di folli può capitare normalmente di incontrare un uomo col fucile, un fucile carico. Può capitare che quell'uomo spari volutamente un colpo a caso ferendo o uccidendo una persona. Per quale motivo? Per il semplice fatto che con un fucile carico è possibile sparare e colpire chiunque abbia la sventura di trovarsi sulla linea del proiettile. Provocandone anche la morte.

In un paese qualsiasi può succedere che una persona schiacci la coda a un cane che riposi all'ombra, in una giornata afosa. Quale sarebbe la reazione del cane? Credo che tutti lo sappiano immaginare, perché l'esperienza insegna che quando si schiaccia la coda a un “fedele amico” l'animale reagisce istintivamente, secondo il principio di azione e reazione (facendo sempre i dovuti rapporti). Sarebbe illogico credere il contrario.

Ed ora la pubblicità... Com'è possibile che ci siano aziende disposte a spendere milioni di euro/dollari per reclamizzare i loro prodotti e che lo facciano affidandosi ad agenzie le quali, a loro volta, si affidano notoriamente a esperti di varia estrazione tra cui psicologi e sociologi? La risposta non è difficile: evidentemente chi costruisce spot pubblicitari agisce «scientificamente» sulla mente umana e così facendo permette guadagni alle aziende commissionanti, traendone a propria volta benefici economici. I mezzi utilizzati sono le «tecniche di manipolazione», spesso raffinatissime, attraverso le quali si mira a «convincere» i potenziali acquirenti agendo inconsciamente sui loro sensi: direttamente (musica, effetti sonori, forme, colori e immagini) o indirettamente (odori e tatto). E naturalmente agendo sulla loro psicologia per mezzo di «elementi culturali», magari anch'essi frutto di precedenti manipolazioni sociali. Quindi chi ha detto che «la pubblicità è l'arte del nostro tempo» denota una mentalità materialistica e non mette la persona umana al centro del suo pensiero e della sua azione.

Far leva sulla fragilità dei propri simili significa dare la priorità ad interessi di parte, sfruttando l'ingenuità e forse (più ancora) la stanchezza di chi, trovandosi davanti al televisore acceso dopo una dura giornata di lavoro, si lascia «penetrare» senza troppa resistenza, o senza resistenza alcuna.

La scienza ci parla anche di veleni, i quali non sempre vengono usati a scopo curativo. Anche i peggiori intrugli rientrano a pieno titolo tra le infinite possibilità offerte dalla natura. Non per questo, in genere, siamo portati a dire «Chi sono io per non farne uso, a danno di altri o di me stesso?» Il concetto è semplice, anzi elementare, eppure l'abolizione di tutti i confini porta il cervello umano in liquefazione, e in liquidazione, a fare sempre meno resistenza verso ciò che può mandarlo in cortocircuito. E in ultimo alla distruzione.

Quando si lancia un ordigno nucleare su una città inerme le conseguenze sono catastrofiche. Il quel caso la catastrofe è la diretta conseguenza di un'azione bellica resa possibile grazie a una mirata «ricerca scientifica», fatta a monte. Del resto è già successo un paio di volte nella storia. Si tratta di casi noti in cui scienza e politica (criminale?) si sono abbracciate in nome di un «obiettivo superiore» (sarebbe meglio dire «inferiore»).

Il caso Mengele, da manuale, ci ha insegnato che la parola «scienza» non va necessariamente a braccetto con le parole «umanità» e «saggezza» e in fondo, in ultimo, neppure con la parola «convenienza». Anche l'angelo della morte obbediva semplicemente a degli ordini? Già, ma di chi? Lo si sa benissimo: i criminali nazisti avevano in mano lo Stato ed erano essi stessi ad emanare le leggi! Si tratta di casi emblematici in cui non basta dire «politica» e, per lo stesso motivo, non basta dire «scienza». Lo capisce anche un pargolo alle prime armi. E allora perché ci ostiniamo a parlare di scienziati come se nella storia dell'umanità il loro uso non sia mai stato strumentale? Perché la scienza odierna dovrebbe sentirsi in diritto di eludere gli opportuni controlli, di ignorare punti di vista altri e di fare “misteriose omissioni”? Ed è forse finita la storia? Più facile che finisca la specie umana e con essa le sue vicende terrene.

Torno al quesito fondamentale. Quello che dall'inizio aleggia in questa mia ennesima riflessione: «chi siamo noi per dire che cosa sia giusto fare/non fare se la natura ci apre a qualsiasi possibilità?» Ebbene, se lo scopo ultimo è quello di sminuire la natura umana aprendo uno squarcio sulla parete del buonsenso, per poi spingere il gregge ad assuefarsi al nichilismo più totale, ci stiamo riuscendo benissimo. Ci stiamo riuscendo minando alla base quei valori che ci hanno permesso di avere gli occhi con cui orientarci. Ci stiamo riuscendo da tempo, attraverso il cinema e la televisione, la stampa e i social network, la scuola, l'università e le politiche nazionali e internazionali. E il caos non sempre porta a qualcosa di meglio. In ogni caso non per tutti. Nel dubbio, ogni perplessità è legittima. Allora, quando ci si sente dire con arroganza e con fare minaccioso «chi sei tu per opporti alla scienza?» è esattamente ciò che al tempo dei feroci regimi totalitari potevano sentirsi dire coloro che avevano intuito l'orrore e provavano a reagire con razionalità.

 

                                                                         Davide Crociati

 

 

 

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