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                                                                       Bellaria I.M., 20-07-2018

 

Quando si danno i numeri...

 

Provate a immaginare l'esito di un incontro di calcio tra una squadretta di provincia e una formazione di stelle internazionali. Entrambe le compagini sarebbero formate da undici giocatori, più le riserve. Ovviamente in campo scenderebbero undici atleti da una parte, undici dall'altra. Ma credo che l'esito non sarebbe molto diverso se alla squadra di super campioni togliessero un paio di elementi: undici da una parte, nove dall'altra. Questa breve riflessione, in fondo banale e del tutto priva di finalità pedagogiche, può tuttavia farci comprendere quanto sia relativo il valore dei numeri. Potremmo fare mille esempi e più a sostegno di una verità indiscutibile che a volte fingiamo di non conoscere/ricordare, dal momento che la distanza tra uomo e struzzo sembra essere più breve di quanto si voglia/sappia ammettere. Ovviamente non parlo da marziano...
Faccio un esempio più macabro. Immaginiamo di tuffarci in mare con un peso attaccato a ciascuno dei due piedi: se i pesi fossero minimi forse ce la potremmo cavare. Se i due pesi fossero invece consistenti vi lascio immaginare cosa potrebbe accadere. Non dubito che qualche maliziosaccio vorrebbe trasporre subito la questione in ambito economico: flat tax, ecc. Appare evidente che anche in Economia due più due possa fare tre, ma lasciamo perdere, anche se sono intimamente convinto che certe verità, certi meccanismi di base siano assolutamente trasversali. Preferisco rimanere coi piedi sul suolo nudo e freddo per poter fare altri esempi semplici, alla portata di chiunque.
Torniamo per un attimo allo sport. È facile immaginare quale potrebbe essere l'esito di un incontro di basket in cui cinque giocatori alti due metri fronteggiassero una squadra di nanerottoli la cui statura non superasse il metro e mezzo! Sarebbe una gara tutta da vedere, se non altro per farci quattro risate intrise di antipatico cinismo, della serie “oggi le comiche”.
Ancora. Se una signora si presentasse a una seconda donna indossando due anelli preziosissimi e se quest'ultima portasse altrettanti anelli ma di modesta bigiotteria, il numero dei gioielli indossati ovviamente non costituirebbe un elemento di affinità tra le due donne, i cui ornamenti tradirebbero condizioni economiche diverse con tutte le conseguenze possibili. Ovviamente non è per niente irrealistico pensare che in un caso del genere l'amicizia tra serva e padrona possa avere presupposti e contenuti del tutto peculiari...
Parliamo un po' dei social network. I “mi piace” messi su post idioti sono forse paragonabili a quelli messi per sottolineare qualcosa di effettivamente bello/interessante? Penso di no. Eppure sappiamo bene che certe idiozie fanno numero.

Mi viene ora spontaneo citare un esempio che riguarda la musica. Mettiamo il caso che due diversi compositori siano chiamati a confrontarsi su un medesimo “tema”. Ogni tema musicale ha le caratteristiche, tant'è che si parla di “elementi tematici”: questi sono il faro che guidano il compositore nella realizzazione dell'opera. Anche la musica è fatta di numeri e non mi riferisco alla sola durata/lunghezza delle note. Infatti, nella musica anche l'altezza della nota rappresenta un valore ben preciso (X vibrazioni al secondo, la frequenza del suono). Per non parlare degli equilibri architettonici che riguardano anche altre componenti del linguaggio musicale (l'armonia, la forma, la stessa orchestrazione). A parità di “tema” e di “elementi tematici” ciascuno dei due compositori esprimerebbe le proprie capacità tecniche, oltre che le proprie qualità creative (le quali significano tutto e niente). Facile immaginare che il risultato finale non sarebbe il medesimo! Si può tranquillamente affermare che gli stessi numeri verrebbero utilizzati dai due autori in maniera completamente diversa. La caratura tecnica e soprattutto quella artistica farebbero la differenza, per quanto la parola “arte” oggi sia soggetta a mille interpretazioni. Un po' come due ministri di altrettati governi che in tempi diversi siano chiamati ad affrontare una medesima, scottante questione.

Per rimanere in ambito musicale non dimentichiamo che il grande regista riminese Federico Fellini a volte chiedeva al Maestro Nino Rota di scrivere intenzionalmente musica sgradevole. Magari “numericamente corretta” ma brutta, per quanto funzionale alle magiche scene dal sapore onirico e d'ispirazione junghiana sapientemente costruite dall'autore di “Amarcord”. Questo farebbe pensare che anche nella politica e nelle azioni di governo a volte sia necessario scrivere un po' di “musica brutta” per ottenere un risultato complessivo più efficace. Quién sabe?
Se in altri tempi si commettevano peccati di eresia era piuttosto “matematico” trovarsi sul banco degli imputati al cospetto di un Torquemada o di un Bernardo Gui. Anche oggi le pene vengono commisurate alla gravità dei reati veri o presunti, sennonché la sensibilità del giudice può fare la differenza. Posto che tutto sia matematica, anche i sentimenti umani sarebbero misurabili se soltanto fossimo dotati di mezzi super sofisticati che per fortuna continuano ad appartenere alla sfera delle utopie.
Torniamo sulla terra e immaginiamo due eserciti in procinto di fronteggiarsi in maniera cruenta, ma un po'... sbilanciati numericamente. Poniamo infatti che il primo sia costituito da poche persone in grado di manovrare ordigni di distruzione di massa e che il secondo possa contare su centinaia di migliaia di soldati agguerritissimi, ma dotati di sole armi primitive come archi e frecce, lance e spade, arieti e catapulte. Se ai primi sarà sufficiente un clic per avere la meglio in tempi rapidi, ai contendenti non basterà tutta l'energia vitale del pianeta per non soccombere!
Per recuperare un po' di leggerezza faccio un esempio frivolo: ho notato che le “pizze della casa” contengono sempre molti ingredienti, affinché nessuno possa dire che ne manchi qualcuno. Come se alla quantità corrispondesse sempre un'adeguata qualità, mentre sappiamo tutti che una somma di ingredienti può rendere pesante una pietanza sino a renderla in certi casi indigeribile. Allo stesso modo, sostenere che il numero dei colori utilizzati faccia il dipinto di valore equivale a dire una sciocchezza madornale. Lo stesso dicasi per qualsiasi altra cosa che comprenda più ingredienti/componenti. E vale per la musica, naturalmente, a meno che l'autore non si chiami Mozart...
Pare che oggi parole come nazismo, fascismo e comunismo siano tornate di gran moda, ma chi che le pronuncia con eccessiva frequenza probabilmente tradisce una grande insoddisfazione o una grande nostalgia, ovviamente non per quegli anni bui (si spera!) ma per la giovane età che vi ha lasciato. Orbene, il rapporto esistente tra i regimi totalitari novecenteschi e la quantità numerica è chiaro a tutti: chi non ricorda o chi non ha mai visto in Tv piazza Venezia gremita di gente inneggiante al Duce, o quello che succedeva in Germania al passaggio del Führer o quando il diabolico baffetto arringava folle oceaniche piene di entusiasmo e di nuove speranze? Anche ai giorni nostri c'è chi bene o male sa fare numero. Un esempio fra tutti è il nordcoreano Kim Jong-un il quale, da che mi risulti, non riscuote grandi simpatie nel mondo occidentale (ex senatore Razzi a parte).
E che mi dite dei nonni del rock che ancora piroettano sui palchi di mezzo mondo vestiti da teenagers e con voce parzialmente aggressiva solo per via della venerabile età? Eppure la curiosità e la voglia di trasgressione fa sì che piazze e stadi continuino a riempirsi di folle festanti (e paganti!). In effetti non si può escludere che il fenomeno stia tutto nel bisogno di spensieratezza, di lucine colorate in continuo movimento e di ubriacatura collettiva (poiché “il rock è morto”, come dice Chuck Klosterman).
Se è vero che la quantità non è sempre oro colato, è certo che le minoranze a volte hanno avuto (ed hanno) ragione.
Qui sotto riporto alcune frasi celebri sulle “minoranze”.

 

Le grandi cose di un popolo sono fatte di solito dalle minoranze.”
                                                                        Ernest Renan
                                  (filosofo, filologo, storico delle religioni e scrittore francese)
 
La minoranza è impotente finché si adatta alla maggioranza, anzi, in tal caso non è nemmeno una minoranza. Invece diventa imbattibile non appena mette in campo tutto il suo peso.”

                                                                 Henry David Thoreau

                                                    (filosofo, scrittore e poeta statunitense)

 

 

La storia del mondo è fatta da minoranze, se nelle minoranze numeriche si incorpora la maggioranza della volontà e della forza di decisione.”

                                                                            Adolf Hitler

 

La minoranza qualche volta ha ragione, la maggioranza ha sempre torto.”

                                                               George Bernard Shaw

                              (scrittore, drammaturgo, linguista e critico musicale irlandese)

 

A volte essere in minoranza è un privilegio.”

                                                    Gandhi

     

                                                       Davide Crociati

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