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                                                             Bellaria Igea Marina, 07 Ottobre 2017

 

Crepe sui Muri di parole

 

Come i ricchi sanno piangere, i mediocri sono in grado di pensare. Consentitemi allora di sviluppare questa breve riflessione di bassa intensità intellettuale che tuttavia scaturisce da una somma di energie interne ed esterne, poiché ciascuno di noi porta nelle proprie viscere anche una moltitudine di sostanze culturali emanate dal mondo circostante, sempre più aperto ed accessibile grazie ai nuovi strumenti d'informazione - certamente “a doppio taglio” - e ai sempre più veloci ed economici mezzi di trasporto nazionali e intercontinentali, che permettono agilmente di fare nuove esperienze: il pianeta azzurro dalle mille e più sfumature di grigio è diventato decisamente piccolo e per alcuni versi prevedibile...

Traggo spunto innanzitutto dalle esternazioni del Sen. Monti pronunciate alla corte di Formigli, accompagnate da espressioni del viso inedite al grande pubblico (per chi l'ha notato). Ho infatti la sensazione che, nonostante tutto, mentre le parole del Senatore a vita antecedenti alla parziale pubblicazione delle “tavole numeriche” dallo sfondo gialloverde fossero dure come macigni, quelle più recenti, tutt'altro che morbide, aprano tuttavia la strada a scenari inediti e di ampio respiro che potrebbero non piacere ai burocrati mitteleuropei (e ai relativi sostenitori): l'idea di un possibile aggancio dell'Italia del cambiamento alle politiche di Trump e per altri versi di Putin, infatti, fa tremare i polsi ai ben noti signori dell'austerità a tutti i costi, senza contare che fra qualche mese lo tsunami sociale e politico potrebbe investire l'intero nostro continente con esiti imprevedibili.

Intendo dire che se a volte le parole possono essere utilizzate come “muri” o come spauracchi, o se vogliamo come schermi oscuri a protezione dei pensieri un po' unilaterali e delle relative politiche spesso insensibili alle esigenze dei più (ripeto: dei più), ci sono casi in cui su quelle mura grigie si comiciano a notare sottili crepe. Detto ciò, non dubito che il grande economista, bocconiano per antonomasia, sia in grado di recuperare anche da subito quel certo piglio da uomo del destino velatamente burbero e un po' “necessario”. Ma di sicuro il Monti che abbiamo ascoltato recentemente a “Piazza pulita” ha fatto concessioni alla verità non indifferenti, quando suo malgrado ha ammesso, certo non senza preoccupazione, che questo non è per nulla un governo di pazzi sconsiderati poiché ne è oramai riconoscibile lo scopo: quello di mettere in discussione la collocazione dell'Italia nello scacchiere internazionale. In fondo quella portata avanti dal tridente Salvini-Conte-Di Maio non è che una politica decisa, per non dire spavalda, ma anche imprevedibilmente coraggiosa (in questa italietta di animelle fin troppo succubi e spesso opportunisticamente abitudinarie). Non di insensata follia, quindi, si deve parlare.

È lecito credere che, qualora lo scenario politico cambiasse radicalmente, le parole di chi ha osteggiato e osteggia i “paladini del cambiamento” diventerebbero via via meno estreme, più “possibiliste”. Trump, dall'alto della sua posizione di leader di una potenza mondiale tornata inaspettatamente al primo posto, si trova ora ad assumere anche un ruolo guida nell'ambito di una politica che si propone di recuperare valori che certe componenti delle società occidentali, in raccordo tra loro, avevano cercato e cercano di soppiantare con altrettanti presunti valori. Se Trump vincerà la sua battaglia, se nell'economia USA le cifre cambieranno in maniera favorevole e inequivocabile, anche la stampa mondiale dovrà adeguarsi e la durezza iniziale cederà gradualmente terreno a espressioni via via più morbide e benigne, fino a scivolare in certi casi nel lecchinaggio più ignobile (come spesso accade). Confesso che è la mia speranza.

Viviamo in uno strano clima di ambiguità nel quale è lecito temere rigurgiti da prima repubblica con tanto di alleanze sotterranee finalizzate a un insano controllo del “gregge sociale”, qualcuno direbbe fin troppo volentieri “finalizzato a un controllo democratico”; sennonché la democrazia è fatta proprio di numeri che certamente possono essere interpretati in senso negativo o positivo, a seconda dei punti di vista. Oggi rischiamo seriamente di vedere la sinistra post-renziana allinearsi alle posizioni di un Berlusconi un po' depotenziato per via dell'età ma pur sempre di destra! Strane alleanze chiamano altre alleanze altrettanto improbabili? Ma via, persino un mediocre aveva capito che Lega e M5S prima o poi avrebbero trovato un accordo, in quanto accomunati dall'energia propulsiva che solo i movimenti fisicamente vicini al popolo (di cui sono un'emanazione) possono avere! Salvo manovre dietro le quinte...

Quando per chi deve gestire gli affari pubblici la politica diventa soltanto un problema di parole a effetto da usare nei salotti televisivi; quando si delega a cantanti e ad attori tecnicamente dotati, ma a volte di dubbia levatura intellettuale (e morale), il compito di condizionare il gregge facendo leva su luoghi comuni ormai in via di dissoluzione o su rime e su nostalgiche carezze melodiche senza reali pretese artistiche; quando intellettuali maestri di retorica prendono posizione solo per non deludere i propri lettori (che forse nel frattempo hanno cambiato idea perché solo gli stolti non la cambiano mai per partito preso); è inevitabile che le energie sotterranee di movimenti vicini al popolo (o che usano il popolo) affiorino in superficie e abbiano presa pressoché immediata sulle persone comuni: quelle che pur lavorando temono il licenziamento senza una giusta causa, o quelle che un lavoro non ce l'hanno e faticano dannatamente a trovarlo se non a condizioni deplorevoli. Come si può pensare di far fronte alla disperazione sociale (dilagante) attraverso alchimie verbali o dando vita a raffinate dissertazioni spesso basate su inutili preconcetti o su verità soltanto presunte, certamente parziali e quindi suscettibili di svariate interpretazioni?

Ho la netta sensazione che ci siano situazioni, figlie di una degenerazione progressiva (dovuta per esempio a una forte crisi economica e ad una conseguente decadenza dei valori, o forse nell'ordine inverso), nelle quali i tentativi di condizionare la plebe da parte di chi detiene il potere si moltiplichino in maniera esponenziale fino a perdere forza secondo un rapporto inversamente proporzionale, con la conseguenza che a maggiori sforzi fatti per manipolare le coscienze corrispondano risultati proporzionalmente inferiori. Ecco, mi sembra che oggi ci si trovi in una condizione di questo tipo.

Come negare che il principale problema della sinistra detentrice della morale pubblica oggi stia tutto nell'impossibilità di conciliare l'originale propensione a difendere le classi meno abbienti con un'economia globale e del libero mercato che rema esattamente contro l'interesse dei popoli? Ormai tale cambiamento epocale rappresenta una valanga gigantesca e difficile da fermare, ragion per cui governare a sinistra significa cercare di concedere un'euro in più (all'ora) al trasportatore di pizze a domicilio. Ma tre euro all'ora per fare le corse contro il tempo onde evitare il raffreddamento precoce di una margherita o di una quattro stagioni rappresentano una tremenda presa in giro! In ogni caso! In tal modo la sinistra “per bene”, dovendo sottostare alle imposizioni dell'europa dei burocrati e dei banchieri, smette di esistere poiché la differenza che può fare è minima e a quel punto il trasportatore di pizze a domicilio preferisce, lui per primo, sentirsi libero da obblighi morali ed elettotali.

Riguardo alla spinosissima questione della migrazione di massa, così disorganizzata e in prospettiva futura assai pericolosa (checché se ne dica), la sinistra degli ex “mangiapreti” si vede costretta a usare un linguaggio da chiesa. La qual cosa, naturalmente, allontana diversi “iscritti” che non riescono a dimenticare le proprie radici laiche. In sostanza, la sinistra padrona di molti giornali e di gran parte dei salotti televisivi viene ormai vista come un'entità sempre più informe ma ancora piena zeppa di pretese moralistiche assolutamente inappropriate, quindi controproducenti. “Tu non difendi più il mio lavoro e la mia famiglia”, dice l'operaio senza certezze, al quale è diventato quasi impossibile imporre qualsivoglia superiorità morale, più presunta che altro poiché basata su errori di fondo troppo spesso camuffati da conquiste progressiste (droga libera, genitori 1 e 2, apertura sconsiderata dei confini nazionali, tasse esorbitanti, travisamenti vari del concetto di libertà e via dicendo). L'inganno è stato smascherato e forse lo sarà ancora di più in futuro, in rapporto alle crescenti difficoltà economiche.

Troppa “finanza creativa” ha finito col riempire le banche di carta straccia: il vaso di Pandora è saltato e gli apprendisti stregoni non controllano più la situazione che è diventata disarmante. La tesi alternativa è quella del complotto internazionale (leggi Bilderberg e cerchi interni). Comunque la si giri la sinistra ha già perso e i nuovi movimenti popolari cercano le loro guide altrove. Le cercano laddove i valori ritenuti più autentici, di destra e di sinistra, trovano una sintesi in una nuova entità priva di sovrastrutture ideologiche. Ed ecco che le belle parola diventano come carta straccia e non riescono più a condizionare l'elettorato, se non in misura molto limitata.

 

                                                       Davide Crociati

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