davidecrociatidibellaria
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          In riferimento a una puntata di  "Sgarbi e Quotidiani"...

Una volta mi recai in un parco zoologico a Forlì e un po' imprudentemente m'avvicinai al recinto del lama; l'animale mi s'avvicinò a sua volta con curiosità e credo con una certa dose di preoccupazione, attenuata solo dalla rete protettiva; quindi cominciò a fissarmi neanche fosse Giucas Casella: stava prendendo la rincorsa mentale per trovare il coraggio di scagliarmi il classico "siluro" (direttamente in un occhio!). Scampato il pericolo, provai pena per l'animale. In una successiva occasione mi capitò di sfuggire per un soffio al violentissimo saracchio scaraventato da uno scimmione inferocito , allo zoo di Pistoia. Pare ce l'avesse a morte coi visitatori che, passeggiando coi loro abiti ridicoli fra quelle carceri per anime sventurate, ridevano con cinica leggerezza... Un essere umano si sarebbe comportato meglio? In fondo se uno scimpanzé ci sputa addosso rischiamo di sentirci intimamente soddisfatti, perché quel gesto troppo istintivo e violento pone la giusta distanza fra noi e i nostri “lontani parenti”. Ma è facile immaginare cosa possa significare in negativo, per il nostro amor proprio, un gesto analogo prodotto da un moderno gladiatore idolo delle folle! Invece lo sputo di Totti all'indirizzo d'un collega del tutto indifferente, che magari avrà pure provato un minimo di refrigerio per quell'acquetta inaspettata, ha permesso per un attimo di ricondurre il calcio a ciò che è veramente, o a ciò che dovrebbe essere: un gioco praticato da giovani che vogliono soprattutto divertirsi! Ma chi l'ha detto che un grande calciatore sia necessariamente anche un grande uomo (non mi riferisco a Totti che magari sarà davvero una persona eccezionale e neppure all'ex cocainomane Maradona, che forse non è stato un grandissimo esempio per i giovani)? La verità è che i "signori del calcio", soprattutto quelli che appartengono al livello più alto della gerarchia d'interessi (se non altro a livello d'immagine, di ritorno pubblicitario) vogliono accaparrarsi anche il monopolio dei valori più apprezzabili, attraverso un'improbabile associazione fra denaro e nobiltà d'animo. Questa logica, consentitemi un po' sballata, può indurre tanti ingenui a credere che anche il grande trafficante di droga possa rappresentare “una personalità" potendosi egli permettere la cosiddetta “bella vita" (con l'obbligo delle virgolette). Naturalmente qui non si criminalizza nessuno, perché la vera ingenuità sedimenta in chi pensa di trovare la "pietra filosofale" attraverso un accumulo esagerato, quanto indiscriminato, di beni materiali. Detto ciò, sarà bene non dimenticare che l'uomo è fatto anche d'inconscio: tutti sappiamo che il popolo può esaltare esageratamente chi lo fa divertire per un attimo, così come può gettare nella polvere chi non riesce più a dargli stimoli. Ed ecco che personaggi noti, che nell'operare hanno trovato terreno fertile all'interno di spazi dubbi, hanno conosciuto improvvisamente il dramma dell'indifferenza e dell'emarginazione. Ci sorprendiamo ancora della crescente violenza negli stadi? Come non capire che la parte di pubblico costituita da poveracci, se da un lato vuole mascherare la sua difficile condizione partecipando esternamente alle fortune esagerate di alcuni (calciatori, allenatori e dirigenti nella fattispecie), d'altro canto prova un astio interiore, a volte mal celato, che alla prima occasione si esterna attraverso gesti maleducati, atti di teppismo più o meno gravi, o peggio?...

                                                                                                                                                                        Davide Crociati

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