Bellaria, 31 Maggio 2022
Aforismi di saggezza
Mentre il fondatore della psicoanalisi (nonché massone) Sigmund Freud non vedeva in Dio che un «padre potenziato» e insinuava che «dove sono coinvolte questioni religiose gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale», Francis Bacon, pittore irlandese noto per le sue immagini crude e inquietanti, diceva che se «un po' di filosofia porta gli uomini all'ateismo, molta filosofia riporta le loro menti verso la religione». Invece Sant'Agostino affermava che «un'abitudine, se non contrastata, presto diventa necessità»: verità degna di uno dei più citati santi della Chiesa cattolica poiché i fatti che sono ormai emersi e che stanno prendendo accelerazione parlano di un Occidente seduto su cattive abitudini sedimentate nel tempo a causa di una pressante azione di «addomesticamento», a suo tempo avviata dalle élite mondialiste di stampo anglosassone e sviluppata attraverso un complesso ben coordinato di istituzioni e organizzazioni a vario livello, su scala planetaria. Mi piace citare Khalil Gibran, poeta e pittore libanese che personalmente reputo tra le figure più lucide e interessanti nell'ambito del pensiero aforistico mondiale. Diceva, Gibran: «come posso perdere la fede nella giustizia della vita quando i sogni di chi dorme tra le piume non sono più belli dei sogni di chi dorme sulla terra?». Oggi questa sentenza suona come un toccasana nella misura in cui riconduce l'umanità intera (buoni e cattivi) alla sua vera dimensione di sofferenza e fallibilità, senza eccezione alcuna.
Se facciamo un minimo di indagine relativa al pensiero umano, sviluppatosi nella storia ed espresso anche attraverso massime e aforismi, si può ben capire perché una delle tendenze del nostro tempo sia quella di cancellare la storia o di riscriverla ad uso e consumo di un «mondo nuovo» fatto di idee deliranti e contro natura.
Credo che la via degli aforismi sia oggi tra le più praticabili, quindi da suggerire a un'opinione pubblica in genere non più avvezza alla lettura e alla riflessione. Per cui proseguirei sulla linea tracciata aggiungendo esempi di pensiero potente condensato in frasi più o meno brevi. Forse Nietzsche non aveva così torto quando affermava che «il filosofo deve essere la cattiva coscienza della sua epoca», se è vero che i nostri «cattivi maestri» Agamben, Fusaro e aggiungerei Cacciari, almeno fino alla sua infelice «boutade» sul dovere di vaccinarsi perché le regole vanno rispettate, criticano aspramente l'operato di questi governanti in odore di Fabian Society ed altre organizzazioni private che non hanno a cuore l'interesse comune se non nella misura in cui collima con quello delle opulente congreghe mondialiste. «C'è un detto del filosofo, giurista e politico francese Montesquieu secondo cui «se i triangoli avessero inventato un dio, l'avrebbero fatto con tre lati». La cosa sembra calzante se è vero che «il triangolo con l'occhio che tutto vede» vuole scalzare il Dio dei cristiani per prenderne il posto, al fine di modellare la società secondo le caratteristiche del pensiero gnostico che ha nelle «legge degli opposti» il grande motore di cambiamento, laddove per cambiamento s'intende il processo di ricostruzione all'insegna del sincretismo, del gender, dell'eugenetica e del transumanesimo disumanizzante che dovrebbe condurre al cosiddetto «uomo nuovo». Per scomodare il filosofo scozzese David Hume, secondo cui non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio nonostante l'uomo sia portato istintivamente a credervi, sarà davvero possibile che la «bellezza» di un simile mondo artificiale possa esistere nella mente di chi lo osserverà? Riuscirà il «pensiero unico» a filtrare e ad attecchire in tutti i cervelli, tanto da garantire un mondo unilaterale e bello solo nella misura in cui l'umanità col paraocchi non riuscirà a scorgere alternative? «Chi vede il giusto e non lo fa è senza coraggio», diceva Confucio, e in un mondo in cui nessuno sappia più distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è verrebbe meno il presupposto per fare ricerca interiore e si bloccherebbe il processo evolutivo spirituale della specie umana. Sarebbe, quello ipotizzato, un luogo di esseri malvagi ubbidienti per paura e di esseri ciechi non più in grado di obbedire per puro amore poiché verrebbero meno i presupposti stessi per poter amare, giusto per rubare anche al buon Aristotele un concetto forse allo stato attuale ancora valido. Infatti, sempre secondo Aristotele «l'abitudine diventa qualcosa di innato»: quante cattive abitudini si stanno imponendo da tempo grazie ai media in mano a pochi? Oggi i potenti mezzi di divulgazione di idee ed emozioni rappresentano una vera scorciatoia per rendere meno lunga la strada che passa dalle regole (imposte da strane figure senza volto o coi volti mascherati da filantropi), e più breve quella che passa attraverso i pur negativi esempi dettati da un sistema mafioso planetario (perché in fondo di questo si tratta). Quest'ultima riflessione trae spunto da un aforisma di Lucio Anneo Seneca, filosofo, drammaturgo e politico romano. Per rimanere con Seneca, «non dovremmo preoccuparci di avere vissuto a lungo ma di essere vissuti»: un aforisma che suona come un sonoro rimprovero verso tutti coloro che hanno scelto (per paura, per ignoranza e/o per ingenuità) di rinunciare alla propria libertà e ai propri diritti acquisiti in cambio di una «protezione medica» che ogni giorno che passa si sta rivelando sempre più inefficace o finanche deleteria, nel peggiore dei casi fatale. «Chi ragiona male e ha un bene fra le mani non lo sa prima di averlo perso», diceva Sofocle quasi a voler rimproverare le società di oggi che in una forsennata corsa verso il baratro credono ancora in una scienza slegata da mega interessi e da filosofie fuorvianti e sbagliate (se per sbagliato intendiamo tutto ciò che è nocivo alla natura umana). Eppure vediamo ancora persone ridere per strada o al ristorante nonostante tutto stia crollando loro intorno, giorno dopo giorno. Aveva ragione Gaio Valerio Catullo quando diceva che «niente è più inopportuno di un sorriso inopportuno»! Questa rassegnazione collettiva sembra dipendere anche dal fatto che, come insegnava Quinto Orazio Flacco, «i piccoli delinquenti vengono puniti, quelli grandi vengono portati in trionfo». Ed è esattamente quello che sta succedendo: i «piccoli delinquenti» sono anche tutti coloro che hanno tradito i propri ideali (decisamente più facili da perseguire in tempi di vacche grasse) per abbandonarsi acriticamente ai «grandi delinquenti» i quali hanno tutto l'interesse a far passare fischi per fiaschi attraverso i citati mezzi di comunicazione a reti unificate. Se la verità può agire mediante il pensiero, il pensiero (indotto) non può agire sulla verità, per utilizzare anche il pensiero di Osho (mistico e maestro spirituale indiano). Suoni come monito per chi vorrebbe piegare la verità attraverso il terrore sanitario e la dittatura dei robot, per chi fa soldi in fretta e a palate stampando denaro dal nulla e monopolizzando il mercato della droga, impoverendo i popoli e scatenando guerre come si trattasse di un grande, innocente risiko («nessun giusto si è mai arricchito in fretta», recitava Menandro, per quanto i «piccoli delinquenti» sono facili da illudere facendo loro credere che accettando la schiavitù potranno un giorno trarne facili e cospicui benefici, in termini economici e non solo. Ma «nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche sia vero», insegnava Demostene. E comunque, secondo Martin Buber, «il successo non è uno dei nomi di Dio»).
Se scaviamo nei particolari non è poi così difficile cogliere il grande inganno: basta osservare l'informazione a senso unico e i tanti programmi demenziali che le tv nazionali, pubbliche e private, ci propinano ogni giorno, h24. E qualche mese fa bastava osservare scene di ordinaria follia come quella cui ho dovuto assistere a Milano il giorno in cui mi ci sono recato per poter ascoltare qualche verità in più dalla viva voce del compianto Montagnier: fuori da un bar c'era gente senza green pass, dentro un cagnolino infiocchettato aveva lo sguardo perduto nel vuoto dei suoi piccoli pensieri, mentre attendeva che la padrona finisse di consumare la sua ricca colazione. Tra le persone fuori c'ero anch'io, anche se in meravigliosa compagnia! «Gli uomini che desiderano conoscere il mondo devono imparare a conoscerlo nei particolari» (Eraclito). E ora Ippocrate: «la guarigione è legata al tempo e a volte anche alle circostanze». Appunto. Una circostanza che può favorire la guarigione fisica e mentale consiste nella libertà di uscire di casa, anche quando ciò sia sconsigliato da alcuni virologi diventati celebri solo grazie alla COVID-19 (guarda caso sempre gli stessi).
Ma proseguiamo ancora lungo questo sentiero di saggezza. Un Aforisma di Norberto Bobbio su fede e nichilismo recita così: «i due mali contro cui la filosofia ha sempre combattuto – e deve combattere ora più che mai – sono, da un lato il non credere a nulla; dall'altro, la fede cieca». Oggi le religioni sono sotto feroce attacco, soprattutto quella cattolica (qualcuno teme lo sia anche all'interno delle Mura Vaticane). Contemporaneamente, si professa un nichilismo transumanista come mai in precedenza. E ora proviamo ad assumere una posizione opposta a quella delle élite globaliste che stanno dettando l'Agenda 2030 (dentro le scuole ormai non si parla d'altro). Quando diciamo «non credere a nulla» possiamo riferirci tranquillamente alla dottrina mondialista targata Davos, cioè al fatto che Davos è ben poco credibile; altresì, quando parliamo di «fede cieca» possiamo fare riferimento alla fiducia incrollabile nella «Quarta rivoluzione industriale», vista da Klaus Schwab come inevitabile nonostante le tante, troppe controindicazioni che fanno temere un tracollo mondiale a livello sia economico che valoriale. Sì, perché il problema del bigottismo che porta ad assumere una posizione fanatica o troppo rigida non riguarda solo, per esempio, cristiani e musulmani esaltati nella loro cieca credenza irrazionale e priva di vera carità. Il problema del bigottismo investe anche i sostenitori senza se e senza ma del globalismo e del capitalismo reale, quello che oggi (tra le altre cose) ha voluto imporre il ruolo di «cavie da laboratorio» a miliardi di persone (si stima quasi 5 miliardi con vaccinazione completa, fermo restando che i «richiami» sono già partiti e che i vaccini contro la COVID-19 potrebbero diventare sistemici, ovvero associati ai «normali» vaccini influenzali). In pratica, ciò che voglio dire è che il paradigma può essere rovesciato: oggi si vuole sostituire la fede in Dio con la fede in Davos, e su tale spinosa questione si sbizzarriscano pure i filosofi (ma che stiano ben attenti a tenere la barra a dritta, perché una filosofia venduta al potere criminale può solo suscitare una grande tristezza). Anche lo scrittore e opinionista Aldo Busi si è fatto sentire dicendo che «il tenere famiglia corrisponde da sempre all'ottenere licenza di delinquere: per il bene dei propri cari si persegue il male dei cari solo altrui». Se ciò non è sempre vero per le famiglie normali, lo è spesso per le grandi famiglie che usano riunirsi in segreto per decidere le sorti del mondo mettendo al centro i loro opulenti interessi.
E che si tratti di persone sensibili solo al loro proprio tornaconto ce lo dice Hannah Arendt: «La manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza; è l'attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto». Quanto i capitalisti all'ennesima potenza si stanno preoccupando di difendere i principi etici a sostegno dell'uomo? Quanto stanno contribuendo a diffondere il «bello» se sulle passerelle di moda vediamo l'essere umano continuamente umiliato, se potenti organizzazioni come le fondazioni Rockefeller e Guggeneim, o l'Unione Internazionale delle lesbiche e degli omosessuali, lavorano alacremente per ridurre drasticamente la popolazione mondiale anche attraverso il perseguimento di un essere androgino che riassumerebbe in sé i generi maschile e femminile consegnando alla specie umana una figura tutt'altro che esteticamente apprezzabile?
«Vide la città e conobbe la mentalità di molte genti»: questa frase di Omero ci richiama alla mente lo stato delle periferie cittadine, in costante degrado anche a causa di un'invasione di migranti che quasi mai fuggono da una guerra e che difficilmente sono pelleossa contrariamente a quello che ci si potrebbe attendere se di vera accoglienza e di autentica carità si trattasse.
«Da terra conviene progettare la rotta, se si riesce a farlo destramente, ma quando si è in mare bisogna correre col vento che c'è» (Alceo). Questa massima dovrebbe essere uno stimolo a fare con ciò che abbiamo (per combattere). Anche se muniti di sola volontà, di sola tenacia, del nostro solo pensiero e del nostro coraggio, dobbiamo evitare di interrompere la navigazione alla ricerca di un Continente dove regnino buonsenso ed equità. Se necessario correggendo la rotta («la correzione è una parte utilissima dell'insegnamento» secondo Marco Fabio Quintiliano).
«Per vedere ciò che pochi hanno visto dovete andare dove pochi sono stati»: questo insegnamento del Buddha suona come un invito a sondare «terreni diversi», nel caso specifico cercando di capire le ragioni di chi ha scelto l'emarginazione pur di non sottoporsi a TSO. Un invito rivolto a chi finora è «campato di rendita» all'ombra delle Istituzioni, decisamente troppo vicine a Big Pharma e ai sui interessi miliardari. Un invito a capire le reali ragioni di chi ha accettato la sospensione dal lavoro pur di non sottostare agli arroganti diktat degli ultimi governi e più in generale di una politica sempre più vicina ai poteri forti e sempre meno a contatto con la vita reale. Jerome Klapka (scrittore, giornalista e umorista britannico, autore di “Tre uomini in barca”) diceva che «è impossibile godere dell'ozio se non si ha un sacco di lavoro da fare». Un'affermazione piena di buonsenso che dovrebbe far riflettere sul dramma di chi ha perso il lavoro e di chi lo perderà nei prossimi mesi o anni per effetto della «distruzione creativa» voluta dal cosiddetto «Nuovo Ordine Mondiale», di cui il governo Draghi ha chiaramente una funzione esecutiva. Secondo Giovanni Paolo II «la grandezza del lavoro è all'interno dell'uomo».
«Lo studio mostra che i progressi nelle tecnologie informatiche, al pari di altre innovazioni significative, tendono ad aumentare i livelli di produttività sostituendo la forza esistente, piuttosto che creare nuovi prodotti che necessitano di manodopera per realizzarli». E ancora: «I ricercatori hanno calcolato che circa il 47% del totale dei posti di lavoro negli Stati Uniti è a rischio automazione. Ciò potrebbe aver luogo nei prossimi dieci o vent'anni, in quanto la distruzione dei posti di lavoro è caratterizzata da una portata e una rapidità di gran lunga superiori a quelle che hanno interessato le rivoluzioni industriali del passato e il mercato del lavoro, il quale è altresì esposto a una maggiore polarizzazione». Questi ultimi due passaggi
sono tratti da «La quarta rivoluzione industriale» di Klaus Schwab, fondatore e attuale direttore esecutivo del World Economic Forum (forum di Davos). Anche Voltaire ha speso parole preziose sul lavoro: «il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno». Verso che mondo stiamo andando allora? Voglio citare altri due Aforismi sul tema: «il miglior antidoto al dolore è il lavoro» (Arthur Conan Doyle). «Ovunque l'uomo porti il suo lavoro, vi lascia anche qualche cosa nel cuore» (Henryk Sienkiewicz, scrittore e giornalista polacco, autore del romanzo «Quo vadis?»).
Possiamo concludere questa lunga carrellata di saggezza e di testimonianze senza tempo col già citato Sofocle, secondo cui «il partito migliore è l'azione difficoltosa, priva di paure». Poi con Camillo Sbarbaro (poeta e scrittore italiano): «Amico è chi non può stare in silenzio». E oggi il silenzio non è più degli innocenti. Infine con Publio Ovidio Nasone: «nulla è più duro d'una pietra e nulla è più molle dell'acqua. Eppure la molle acqua scava la dura pietra». Declinato ai giorni nostri: nulla è più duro del «pensiero unico» che si vuole imporre al mondo intero, ma nulla è più fluido della «verità» che pian piano tornerà a insinuarsi ovunque...
Davide Crociati