Bellaria Igea Marina, 23 Maqggio 2020
Stato e mafia
Assistendo con molto interesse a una puntata di Atlantide dedicata a Falcone e Borsellino, o più in generale al rapporto tra Stato e mafia, condotta con rigore e capacità dal giornalista Andrea Purgatori, ho avvertito la necessità di fare una considerazione: se è vero che gli alleati quando sono sbarcati in Sicilia hanno cercato la collaborazione degli uomini delle Istituzioni locali, ossia dei mafiosi insediatisi nei posti di potere (e di controllo); se è vero che la guerra ha portato tante e tali devastazioni da rendere complicato separare il bianco dal nero se non a rischio di causare ulteriori traumi a una società già malandata; se è vero che dal dopoguerra si è creato un intreccio quasi fisiologico tra mafia e Democrazia Cristiana, entità politica che in Italia ha avuto un ruolo cardine ad ogni livello; non deve stupire che nel corso del secondo Novecento questa matrice politica e sociale si sia sviluppata al punto da rendere “strutturale” la delinquenza organizzata nel nostro Paese. E neanche deve stupire più di tanto che uomini politici di altissimo livello, come Andreotti prima e altri in fasi successive (da “Mani pulite” in poi) si siano trovati loro malgrado a dover navigare in un mare torbido col rischio continuo di finire su qualche scoglio, o per usare un'altra metafora di venire a contatto con radiazioni mortali, soprattutto se l'alternativa era quella di non poter più muovere la nave.
Chi scrive è un grande estimatore di Falcone e Borsellino, come lo sono gran parte dei cittadini italiani, ma un'analisi davvero razionale richiederebbe di separare l'immagine di una nave disastrata e continuamente sollevata da onde a volte gigantesche da quella dei “timonieri” che via via hanno cercato di tenere in assetto il veliero, tra mille difficoltà compresa quella di doversi affidare a qualche pirata imbarcatosi con intenzioni poco chiare. Tempo fa un giornalista radiofonico di cui non ricordo il nome disse: “se la mafia scomparisse di punto in bianco, crollerebbe l'economia della Sicilia”. Certo un'amara considerazione, la stessa che facciamo ogni volta che la cura si rivela più micidiale della.
Davide Crociati