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                                                               Bellaria Igea Marina, 19 Agosto 2018

 

Trasgressionismo fondamentalista

 

C'è chi mi rinfaccia di usare espressioni dure, pesanti e a volte piuttosto sfacciate. Posso anche ammettere questi ed altri “demeriti” di cui sono pienamente cosciente (non sempre orgoglioso). Ma c'è una cosa che non capisco: mentre fino a prova contraria chi usa la parola come mezzo espressivo deve stare attento a rimanere nell'ambito di determinati canoni stilistici, di correttezza e di buon gusto per non rivelare "inadeguatezza" (non penso ai congiuntivi di un Di Maio o agli strafalcioni di alcuni giornalisti), nel campo della musica sembra che invece tutto sia lecito! Infatti, oggi per troppi benpensanti il linguaggio dei suoni rappresenta una zona franca nel cui ambito si ha quasi “il dovere” di accettare qualsiasi bruttezza immaginabile e inimmaginabile (volgarità all'ennesima potenza, menzogne le più detestabili, retorica fine a se stessa, banalità annichilenti, ignoranza culturale, ecc.).

Da tempo la musica non rappresenta soltanto una discarica di rifiuti culturali ma anche un “luogo di integrazione”. Quindi non meravigliamoci se la lucida matematica nella declinazione contrappuntistica e armonica abbia ceduto terreno a una filosofia ai limiti della “monotonalità”: quella che caratterizza gran parte del metal, del rap e di altre forme sottoculturali nell'ambito della pop music (nella sua accezione più ampia). Nella sfera della musica colta l'incorporazione di elementi di culture altre ha prodotto risultati piuttosto interessanti, tuttavia gli “effetti collaterali” dipendono sempre o molto dalle sostanze integrate. Rimane il fatto che un occidente non piegato alla mentalità musulmana dovrebbe nutrire qualche perplessità verso personaggi come Cat Stevens, il quale si è convertito all'Islam con queste precise parole: “La maggior parte della musica pop è controllata da Satana per creare una società di zombi”. Secondo il cantautore britannico molti video musicali trasmessi in televisione rappresenterebbero “una specie di ipnosi che distrugge la personalità”. Nel suo libro “Maometto e il suo Allah” Magdi Cristiano Allam scrive: “Maometto odiò i poeti  e li fece uccidere. Nel Corano Allah dice che i poeti sono “mentitori peccaminosi”, “bugiardi”, “traviati”. Odiò la musica: “Allah l'Altissimo mi ha affidato la missione profetica, affinché io sia guida e misericordia per i credenti, e mi ha ordinato di porre fine all'uso degli strumenti musicali: flauti, strumenti a corda, e ogni usanza tipica dell'ignoranza preislamica”. La punizione per chi ascolta la musica è l'inferno: “Nel giorno del giudizio Iddio verserà piombo fuso nelle orecchie di chiunque sia stato ad ascoltare una canzonettista accompagnata dal suono di strumenti musicali”. Odiò l'arte in generale”.

Vista l'oceanica diffusione della “trasgressive music” (permettetemi di ridefinire così la musica che fa leva sulle pulsioni istintive dell'uomo e allo stesso tempo sulle sue fragilità intellettuali), un'unione simbiotica tra occidente e mondo islamico (sembra un ossimoro) farebbe reimpiantare in un terreno esasperatamente laico una mentalità arcaica, con conseguente regressione a livelli di pensiero arretrati!

Problemi d'integrazione a parte, anche nel campo della musica commerciale c'entra il vil denaro e il consenso della massa viene fortemente pilotato dal mercato, il quale tesse condizioni favorevoli attorno a personaggi a volte di modesto spessore ma disposti a metterci la faccia (tosta), a meno che non si voglia fare una valutazione solo in chiave strettamente economica, nel qual caso l'arte c'entra poco o nulla. Del resto la condizionabilità del pubblico è un requisito fondamentale affiché imprenditori più o meno di successo possano spendere fior di quattrini per qualche secondo di pubblicità sulle tv pubbliche e private, o per avere spazi commerciali sui quotidiani più in vista (presumo). Si dice che la pubblicità sia l'anima del commercio o sbaglio?

Pur non essendo islamico mi sento di affermare che la degenerazione (mi si passi il termine) verso la cultura della movida, che oltretutto ha rappresentato un'autentica miniera d'oro per spacciatori e profittatori d'ogni risma, abbia portato un numero considerevole di mestieranti senza scrupoli ad arricchirsi alle spalle dei giovani e di tante persone affettivamente e culturalmente arretrate. Sembrerebbero le parole di un “bacchettone”, sennonché bacchettone lo è senz'altro chi vede nel rock e nei suoi derivati un totem di fronte al quale doversi prostrare acriticamente. Si ricordi che la più importante organizzazione americana contro le “brutture” del rock era totalmente laica. Della PMRC hanno fatto parte la moglie scrittrice e attivista di Albert Gore e Susan Baker, consorte dell'allora Segretario del Tesoro James Baker. Tra le altre cose, la PMRC inviò una lettera all'Associazione americana dell'industria discografica per denunciare la quasi ossessiva produzione di dischi inneggianti alla violenza, all'alcol e alla droga...

 

                                                                        Davide Crociati

 

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