Bellaria Igea Marina, 7 Novembre 2020
Attenti alla «musichetta» !
Radio che si rendono visibili in tv ostentando in modo quasi maniacale piramidi dritte e rovesciate che ricordano sin troppo il simbolo teosofico dell'uomo gnosticamente in via di divinizzazione; ragazzi effeminati che si dimenano come cagne in calore al ritmo di musichette «cibernetiche» dai ritmi incalzanti, volutamente dolciastre, melense, il cui scopo dev'essere quello di «dimostrare» come stia cambiando la natura umana, quasi per un tocco di bacchetta magica agitata da «maghi» carogne quanto misteriosi e incapaci di mostrare il vero volto, ma la cui presenza è tradita da una dannata puzza di latte andato a male, «maghi» che in realtà non conoscono la vera grandezza, che non potrà mai dipendere solo e soltanto da un'illimitata quanto «drogata» disponibilità economica degna del peggior Escobar...; sono soltanto alcuni dei numerosissimi segnali che indicano la direzione verso la quale forze malvagie stanno brutalmente trascinando il nostro mondo, un mondo oggi dai colori volutamente arcobaleno su sfondo grigio tendente al nero, un mondo che sembra avere un rispetto ossessivo per la natura e allo stesso tempo un odio viscerale per l'essere umano, o meglio, per una dimensione dell'essere umano nel cui ambito non potrebbe mai regnare la babelica confusione che invece sta prendendo piede attraverso strategie planetarie tendenti al degrado, il tutto con una chiarezza a dir poco sconcertante (vorrei dire “illuminante”)! Infatti, bisogna essere proprio ciechi o codardi come struzzi per non riconoscere i tanti segnali che il demonio sotto forma di «falso progresso» si diverte a inviarci quotidianamente in un gioco scellerato dove noi «miserabili» siamo o dovremmo essere i topolini dal destino segnato...
Chi parla di «fantasiosi complottismi» forse non si rende conto che la vera «politica» non la fanno i governanti bensì chi si annida dietro le quinte del potere ufficiale? Abbiamo dimenticato che il grande Tolstoj, non a caso, parlava di «storia finta» (chiaramente si riferiva a quella scritta dai vincitori) e che il mondo che abbiamo ridotto è pieno zeppo di anti-capitalisti dichiarati le cui borse sono stracolme di oro zecchino? Forse non ne sono un chiaro esempio i miliardari della pop music che più o meno coscientemente si allineano ai processi di «controllo mentale» per creare pollai di giovani tatuati, orecchinati, drogati e imbambolati da luci stroboscopiche come se il solo ritmo musicale ossessivo e frastornante non bastasse a renderli simili a zimbelli, o a burattini se preferite? No, evidentemente alcuni non lo sanno e non si può spiegare altrimenti. Come molti non sanno che, a livello massonico, nel simbolo comunista per antonomasia il martello rappresenta l'alta finanza e la falce il surrogato della religione (la filosofia). Già, l'alta finanza. Qualcosa non torna... Qualcuno dice che al di là dei simboli e delle parole, che a prima vista molti sottoscriverebbero, i significati per chi sa leggerli a un livello diverso non sono più gli stessi. Se l'unico emblema religioso nell'atrio principale del Palazzo di vetro è Zeus (la divinità nota per la sua ferocia, e che nella mitologia greca si trasformò nel «toro» che rapì e tenne prigioniera «Europa»!), tenuto conto che la massoneria ama dire e non dire o, come nel caso sopracitato, dire attraverso simboli, è il caso di pensare seriamente che «andrà tutto bene» o piuttosto c'è da preoccuparsi un tantino? Persino nella bandiera ONU c'è il simbolo terracqueo della «signoria sul mondo», che vogliamo di più? Forse ascoltare un brioso video musicale pieno di moine e triangoli, in fondo anch'esso espressione (disgustosa) di sotterfugi ideologico-finanziari? E a proposito dei giovani, andrebbe messo in evidenza che tra gli «ambiti di condizionamento» più accessibili ci sono la Chiesa e la... scuola! “Dobbiamo mirare a infiltrarci in ciascuna attività educativa della vita nazionale”, diceva nel 1940 un benpensante di «alto livello», definendo a chiare lettere quelli che secondo lui (ed altri) erano «i veri scopi della psichiatria» !
«Con il Simbolismo, proprio a fine Ottocento, l'Arte continua a cercare e a rappresentare la verità andando oltre le apparenze, solo che questa verità rappresentata non è più la Rivelazione e per cercarla l'artista diventa un “veggente”, colui che esplora l'ignoto e lo fa anche con l'aiuto di droghe», ci ricordano opportunamente Gotti Tedeschi e Pennetta nel loro libro «Contro il politicamente corretto» (Ed. Giubilei Regnani), che consiglio di leggere.
Difficile dubitare che quando nei testi scolastici si parla di simbolismo non sia così semplice fare riferimento alla verità ingombrante che sta alla base del movimento sviluppatosi in Francia nel XIX secolo e che si manifestò in vari ambiti artistici, tra cui la musica. Fatta questa premessa come non pensare alla «controrivoluzione» Sessantottina, vero portone d'ingresso per droghe e false libertà ammantate di buonismo idiota quanto ipocrita, autentica autostrada del degrado sociale di cui soffriamo le conseguenza ogni volta che usciamo di casa o che accendiamo la televisione o la radio? Giusto pochi giorni fa il bravissimo pianista Stefano Bollani, coadiuvato da Valentina Cenni, utilizzava l'insolito termine «autotelico» per invitare gli ascoltatori di Radio Rai 3 ad accogliere gioiosamente il pensiero immanente, antitetico a quello trascendente. In quella stessa occasione la conduttrice, sull'onda di alcune note tratte dall' op. 67 di Darius Milhaud accennate al pianoforte dallo stesso Bollani, rappresentava la musica contemporanea come un luogo in cui dissonanze e consonanze convivono felicemente quasi «sopportandosi» a vicenda nell'ineluttabile procedere verso un comune (presunto) «progresso». Dimenticando tuttavia che già nel 1700, per non parlare del tardo rinascimentale Monteverdi, un certo J. S. Bach nei suoi momenti più alti esprimeva dissonanze quasi incomprensibili anche per un orecchio moderno. E non mi si dica che la musica di Mozart e di Beethoven, o del loro maestro Haydn, sia priva di dissonanze! Il fatto è che allora quelle «durezze» non miravano alla disgregazione del tessuto musicale. Nel dialogo tra la Cenni e Bollani il parallelismo tra composizione musicale e (dis)organizzazione sociale era sin troppo evidente, tant'è vero che lo stesso jazzista (che alcuni anni fa su un palcoscenico della RSM si presentò con una bella croce di color rosso fiammante nel fondoschiena, spesso orientato verso il pubblico) l'ha ammesso con chiarezza, magari buttandola vagamente in scherzo. Per fugare ogni dubbio cito alcune parole pressoché testuali pronunciate dalla presentatrice: «Stare insieme, andare per strade differenti per poi reincontrarsi, scoprire com'è fatto l'altro per poi integrarsi con lui». Spero non si riferisse alla falsa integrazione targata Soros, magnate ungherese dalla speculazione facile e promotore della droga libera, «cavallo di troia» dentro gli Stati un tempo sovrani e pregiudicato a cui è vietato recarsi in certi Paesi asiatici...
A conti fatti il binomio bisessualismo-bitonalismo sembra un po' forzato e non credo che Ennio Morricone, grande estimatore dell'Avvocato ubriacone autore dell'orgiastico balletto «La sagra della primavera», avrebbe digerito facilmente un simile tendenzioso accostamento. Purtroppo non esiste controprova. Tuttavia come dimenticare che al di là dell'indiscutibile genialità Igor Stravinskij era anche un sacerdote del «Nuovo Medioevo» e (udite udite) membro della «Round Table» britannica, coagulatasi attorno al nucleo duro di una precedente società segreta, quella «Table Mountain» che progettava la realizzazione di un governo mondiale? Non si dimentichi che nell'ambito della «Round Table», la cui storia si incrocia con quella della ben nota «Fabian Society», si decidevano le sorti degli Stati, in quella fase storica drammatica che furono gli anni Venti-Trenta del Novecento...
Il fatto è che al giorno d'oggi si esige che la musica debba essere una «zona franca» nel cui ambito sia concesso dire e fare di tutto (ancora una volta sento riecheggiare le parole del satanista Aleister Crowley: «Fa ciò che vuoi»)! Questo perché ormai è dilagata quella stupidità, figlia dell'ignoranza, tanto cara alla «Scuola di Francoforte» (associazione sociologico-filosofica di orientamento neo-marxista tra i cui esponenti figuravano nientemeno che il celebre Adorno e Jackson Pollock, a proposito di «arte contemporanea») nonché al famigerato Istituto Tavistock sul quale sarebbe bello poter stendere un velo pietoso...
Tornando all'inizio di questa riflessione, un occhio attento non può non cogliere le piramidali «A maiuscole» messe al posto giusto (spesso in centro, all'inizio o alla fine), le posizioni del corpo assunte da soldatini prezzolati, spesso ignari (immagino), dell'ideologia mondialista. Certo il «marchio di fabbrica» garantisce lo sviluppo o la prosecuzione di una «carriera», nonché maggiore visibilità e la possibilità di non fare lavori seri, difficili e ben poco remunerativi. Garantisce protezione e favorisce un infantile «senso di onnipotenza». Il tutto può anche rivelarsi un bel gioco, ma il fallimento spirituale è ad esso... immanente!
Qualcuno dice che «qualsiasi persona, che comprenda le implicazioni più profonde dei proverbiali “corridoi del potere”, sa che in politica non accade quasi niente senza accordi non scritti su determinati progetti. Eppure spesso, quando si parla di “manovre dietro le quinte”, si levano alte grida di proteste». Ma, in certi luoghi del potere vigliacco, dietro le quinte non si parla solo di politica e i messaggi vengono veicolati dalle frivolezze più che dalle trasmissioni dove comunque pulsano dialogo e riflessione. Attenti alla «musichetta», dunque, perché vi si possono facilmente annidare virus e batteri psicologici capaci di portare alla distruzione e in certi casi anche alla morte.
Davide Crociati