Bellaria Igea Marina, 21 Febbaio 2021
Scacco a Mozart
Sembra che nella suo sintetico approccio la Treccani online voglia definire il medievale “diabolus in musica” soltanto in rapporto alla ben nota difficoltà d'intonazione vocale che l'intervallo di quarta eccedente/quinta diminuita comportava, in tempi in cui la religione faceva sentire il suo peso schiacciante sulla musica così come in ogni altra cosa, e più in generale sulla vita individuale dei singoli cittadini in rapporto al potere costituito e quindi alla società che bene o male ne era espressione. Per la verità, lungo il suo percorso storico la musica basata sul sistema algoritmico definito “tonale” ha dovuto fare i conti con la necessità di creare le “giuste alchimie” tra consonanze e dissonanze, poiché si riteneva, almeno fino al punto di rottura definitivo, che le dissonanze dovessero piegarsi alle consonanze, che il movimento dovesse risolvere sul riposo, parzialmente in corso d'opera e in ultimo definitivamente, al termine di un percorso che poteva essere anche insidioso e turbolento ma il cui esito finale risiedeva nel trovare assiomaticamente appoggio su un terreno di “quiete tranquillizzante”. La consonanza finale verso cui convergeva ogni opera musicale rappresentava dunque il “Regno di Dio”, che tutti accoglieva nel suo immenso abbraccio. Tutti tranne i “dannati”, così destinati a cadere nell'inferno senza quiete, a bruciare nel fuoco eterno e dissonante del tormento senza fine.
Nel pavimento massonico, che oggi in tv viene frequentemente richiamato da scacchiere e da vestiti metà bianchi e metà neri, a volte caratterizzati da trame più complesse ma dal medesimo significato simbolico, gli opposti rappresentano il bene e il male, elementi ritenuti complementari, quindi entrambi “necessari” nell'ambito di una visione gnostica, esattamente come le dissonanze e le consonanze si intrecciavano e tuttora s'intrecciano in tanta musica (quella sopravvissuta al «diabolico» tentativo operato da Arnold Schönberg) in un gioco di luci e ombre, di tensioni e rilassamenti. Aggiungo che se un'ipotetica “musica degli angeli” utilizzasse solo consonanze (un'armonia teoricamente possibile, ma lascio immaginare con quante e quali potenzialità sul piano pratico), la dodecafonia fa invece percepire la volontà espressa dal suo principale artefice, e dai suoi seguaci, di operare una “distruzione creativa” dagli esiti incerti, volutamente destabilizzanti.
A questo punto si pone un problema fondamentale: se il bene e il male (nel caso specifico intesi come ciò che può agire positivamente sugli umani o ad essi nuocere) esistono entrambi in natura, in teoria, ma anche in pratica (e perché no?), siamo chiamati a cercare soluzioni che permettano di gestire sempre meglio le “forze generatrici”, assumendo come riferimento etico la ricerca del bene comune, che per definizione non potrà essere conseguito che attraverso una politica fondata sulla reciprocità. Invece oggi, in una società sempre più edificata sul “sacrificio umano” (inteso a vari livelli), perpetrato da sedicenti “rivoluzionari” il cui scopo è quello di liberare “forze purificatrici” forse utili a qualcuno ma certamente deleterie per tanti altri, in una sorta di diabolico triage alla Menghele (noto “angelo della morte” di Auschwitz), l'egoismo patologico sta prendendo pericolosamente il sopravvento e viene veicolato da un vento impetuoso proveniente dal cosiddetto neoliberismo transnazionale privo di colore politico, se non nell'ambito di una visione superficiale delle cose. Infatti, destra a parte, secondo alcuni “il gioco a livello di politiche interne è scoperto: i militanti della cosiddetta sinistra si danno da fare per distruggere la famiglia, la cultura, l'eredità, l'ordine, l'esercito, in una parola la struttura portante di una società tradizionale, in nome di un laicismo liberale, egualitario e pacifista; quelli della sedicente destra a loro volta distruggono la piccola industria, l'artigianato, le piccole aziende agricole, il piccolo commercio – da anni vere colonne portanti di un'Italia che è piaciuta agli italiani e al mondo – in nome del liberalismo e del libero scambio.”
Dall'emblematica lotta tra Jekill e mister Hyde, due entità che trovano dimora nel medesimo essere, la seconda delle quali rischia di compromettere la vita di entrambe come infatti succede alla fine del tormentato percorso tracciato da Stevenson, si evince quanto sia sconveniente alterare l'hybris, l'ordine naturale delle cose, per inseguire un sogno di potenza destinato a rivelarsi una drammatica illusione, così come l'uso e abuso di stupefacenti sta portando i giovani e la società intera a un preoccupante, progressivo degrado che inevitabilmente verrà amplificato da una migrazione sempre più incontrollata e dallo smantellamento delle istituzioni a cominciare dalla famiglia. Persino gli Stati ora rischiano di veder evaporare progressivamente i loro confini, all'interno dei quali le entità in conflitto hanno trovato fino ad oggi una risultante che bene o male ha permesso di mantenere un certo equilibrio sociale. In tal senso, all'interno di un perimetro sempre più labile si sta perdendo sensibilità e controllo dal momento che il nemico è ormai invisibile, come si dice lo sia un pestilenziale virus di nostra conoscenza...
Aggiungerei una cosa: se è vero che l'ombra ha bisogno della luce per manifestarsi, non per questo sarà l'ombra dell'assassino a compiere il delitto, per quanto l'assassino avrà nell'ombra che lo segue la sua proiezione naturale.
Tornando alla musica, Molière diceva che “un amante stringe buoni rapporti con il cane di casa” (direi per ovvi motivi), così il nostro Schönberg pensò bene di farsi amica la tradizione scrivendo addirittura l'Harmonielehre, un trattato di armonia rimasto famoso e, che io sappia, tutt'oggi punto di riferimento per molti studenti di composizione. In quest'opera didattico-filosofica l'autore dice che ogni sistema trova al suo interno il germe che lo distruggerà (ecco la pastiglia avvelenata per lo sventurato “complice” a quattro zampe!), e in effetti il musicista austriaco partendo dalla grande tradizione musicale europea conduce il lettore per mano fino al “pericoloso confine”, oltre il quale si trova “il nuovo mondo”, un mondo affascinante ma dagli scenari inquietanti (siamo di nuovo all'hybris summenzionata?), un mondo che rischia di disorientare l'argonauta a dodici note trascinandolo forse a sua insaputa verso ulteriori e ancora più disarmanti mutazioni. Basti pensare ai “capolavori” di John Cage, che di Schönberg fu allievo e che divenne una figura centrale della musica aleatoria... Il caos, che poi spesso era “controllato”, rappresentò uno dei poli artistici del secondo Novecento, tanto per non dimenticare certi precedenti abbastanza chiari da cui scaturì molto di ciò che avrebbe dato sviluppo al mondo contemporaneo. Dalla parte opposta c'era il determinismo di Stockhausen e compagni d'armi. Si delineò così un vero serpente circolare che fece man bassa delle sensibilità, sino a far credere ai più che uno dei primi segreti della natura risieda nella congiunzione degli opposti, nella fusione del tutto col niente, porta d'accesso verso uno spazio indefinito nel cui ambito solo i più spregiudicati possono e potranno orientarsi poiché proprio certi loro predecessori sedevano in cabina di regia, così come Gershwin a un certo punto rientrò nei progetti di un Vechten invischiato coi poteri forti. La commistione dell'arte con le lobby che contano è cosa nota a chi fa un minimo di ricerca...
Premesse a parte, il pavimento rituale di ogni Loggia massonica, le cui origini sembra risalgano all'antico Egitto e ai riti dionisiaci, porta gli stessi colori della “vecchia signora” e ora sta dettando nuove mode a livello di abbigliamento televisivo. E se ciò che alla fine rimane è “il Simbolo”, come qualcuno dice, non desta scalpore il fatto che diverse presentatrici del piccolo schermo rivelino una tendenza contro natura, considerando la fisiologica vanità presumo anche a loro congenita, che porta le donne a non voler rinunciare al “valore dell'unicità”, o quanto meno dell'originalità.
“La rete della nostra vita è formata da un gomitolo in cui bene e male sono intrecciati”, scriveva Shakespeare la cui lancia si dice fosse in realtà agitata dai “fiorentini” Michelangelo e Giovanni/John Florio (padre e figlio), come ci ricorda il pregevole Antonio Socci nel suo “Traditi sottomessi invasi”, tanto per tirare le orecchie a chi, senza batter ciglio, prende per oro colato quanto ci viene propinato dalla “cultura ufficiale”.
“Per trovare l'unità bisogna conoscere la pace che va oltre la comprensione che supera la nostra attuale esperienza, perché in essa l'oscurità e la luce sono uguali, e i nostri attuali concetti di bene e male, gioia e dolore, sono trascesi e si trovano sublimati in una condizione che unisce entrambe le cose”: mi chiedo come gli apprendisti stregoni degli “opposti” stiano valutando l'attuale situazione politica italiana (Draghi a parte, poiché il giudizio è sospeso). Politica nella quale il “tutto e niente” impera in uno squallore indicibile, dal “mai col partito di Bibbiano” al “giammai con Salvini”, dal “ Berlusconi è il male” ai “comunisti mangia-bambini”. Non siamo forse giunti, oggi, a una situazione in cui il diavolo e l'acqua santa convivono (non so quanto allegramente, per la verità) in nome di un dio chiamato poltrona, della serie: “boia chi molla” (la cadrega)?
Attraverso la fusione di mondi culturali apparentemente inconciliabili, standard morali e obiettivi intellettuali vennero messi in discussione anche attraverso la musica di Gershwin: il risultato fu un indebolimento collettivo delle sensibilità all'interno di un calderone chiassoso e dolciastro che Leonard Bernstein avrebbe forse definito “musica debole”.
Oggi la logica degli opposti è imperante: si cerca (e con sconvolgente facilità si trova) una “giustificazione” a tutto, sembra che la stessa memoria dell'uomo stia trovando comoda ospitalità sui social, in un “tutto e il contrario di tutto” disorientante e per questo “strategicamente efficace”, anche per via della stanchezza che i cittadini esausti quasi non riconoscono più ritenendola a loro congenita, come si trattasse di una condizione inevitabile. In effetti il processo di indebolimento della società occidentale non è certo iniziato ieri, poiché già decenni fa qualcuno aveva lucidamente intuito i guai a cui saremmo andati incontro nella forsennata corsa verso un governo unico mondiale, che sta peggiorando la vita di quasi tutti noi e che sembra non portare a nulla di buono.
Concludo questa mia riflessione un po' “rapsodica”, come tendenzialmente rapsodica è la musica di Gershwin, con un Aforisma di Voltaire: “La carestia, la peste e la guerra sono i tre più famosi ingredienti di questo basso mondo... Ma la guerra, che riunisce tutti questi doni, ci viene dall'inventiva di tre o quattrocento persone sparse sulla superficie del globo sotto il nome di principi o di governanti”.
Davide Crociati