Bellaria, 23 Luglio 2014
Dal “reale” al virtuale: la storia inventata
Quasi tutti sanno che la storia è scritta dai vincitori, i quali si impegnano e fanno del loro meglio per puntellare una verità parziale, se non distorta, attraverso schemi semplificatori che in seguito diventano punti di riferimento per studenti e insegnanti di ogni ordine e grado, anche se di recente illustri revisionisti hanno offerto il fianco a un discreto numero di “falchi” sostenitori di ideologie ormai decadute, regalandoci una ventata di verità più vera nella speranza di poter ricordare a noi tutti che difficilmente il bene è scevro di elementi di segno opposto e viceversa. Non è altresì escluso che gli storici si comportino come certi artisti di secoli fa, i quali si adoperavano al fine di aggiustare i contorni di un'umanità alquanto imperfetta rendendo un'immagine idilliaca o presso che tale dei loro propri simili.
Ma si ha l'impressione che in tanta analisi di storia più recente non ci si occupi neppure dei fatti concreti (anche se dicendo ciò corro il rischio di essere etichettato come nostalgico dei "bei tempi passati”, il che, vi assicuro, non corrisponde al vero). O forse passato e presente non sono così tanto distanti da poterci noi permettere di tracciare serie linee di demarcazione storica (sempre pericolose per le grossolane semplificazioni che rischiano di determinare, come si è detto).
Infatti, se l'occasione fa l'uomo ladro oggi di occasioni ce ne stiamo offrendo tante grazie allo sviluppo esponenziale dei mezzi di comunicazione mediatica che privano il fruente di importanti elementi di analisi critica diretta, la quale come è noto richiede l'attivazione di tutti i sensi (compreso il sesto).
Avete presente il classico sprovveduto che crede d'innamorarsi di una donna “incontrata” su un social network e con la quale instaura un “rapporto a distanza” per poi veder crollare drasticamente le proprie costruzioni mentali al primo impatto fisico? Nel periodo più o meno lungo che precede l'incontro diretto, quello vero (ammesso che avvenga), il rischio che nella mente del nostro uomo si delinei un mondo di fantasie che lo porti a fraintendere l'amore per se stesso e per i propri sentimenti inespressi è fin troppo alto... Nella storia psicologica del soggetto avviene una fusione tra falso e reale, per dover in ultimo scoprire che la parte “reale” consiste semplicemente nel bisogno di esprimere un sentimento latente, quindi.
Mi sembra che la società di oggi assomigli un po' (o molto) al malcapitato appena descritto.
Oggi la pubblicità e la propaganda politica, economica e militare hanno le mani esageratamente lunghe, e talmente tanti mezzi sofisficati a disposizione per poter creare un mondo “artificiale” sovrapposto a quello “reale”. Per questo motivo molti di noi rimangono imprigionati tra le maglie delle illusioni indotte, le quali immancabilmente cozzano con la realtà in carne ed ossa, per così dire, determinando facilmente fratture e scompensi preoccupanti a livello inconscio.
So che la pubblicità oggi è in grado d'inventare miti di sana pianta offrendo fama e visibilità esagerate a personaggi di caratura minima, personaggi sedicenti che fanno sempre comodo ai potenti poiché, adeguatamente sorretti da una valanga di informazioni ingannevoli, stimolano nelle popolazioni l'istinto di aggregazione passiva. E la passività della gente comune, si sa, è ciò di cui hanno bisogno i “Pittbul” del peggiore consumismo, sensibili solo al facile guadagno materiale. Alla faccia dei poveracci.
Su certi libri scolastici, grandi foto a colori di omini dello spettacolo senza troppa importanza tolgono spazio a personaggi veri che hanno inciso come non mai a livello storico! Vai a spiegare, poi, a dei ragazzi, che molto spesso ciò che vedono sulle pagine dei loro testi è il frutto d'una società malata che ha perso il senso dell'orientamento, quando i mass media remano contro per far credere esattamente il contrario! Abbiamo forse dimenticato l'effetto Goebbels su tanti ragazzi giovani, baldi e intelligenti ai quali fu fatto credere che ebrei e topi di fogna fossero la stessa cosa?...
Il progresso tecnologico rischia così di scavalcare la capacità della gente semplice non tanto di usare i mezzi informatici (anzi!) ma di districarsi nella selva di falsi miti e di pseudo verità che stanno filtrando nel sottosuolo culturale di un mondo fore ancora pieno di buon senso, che rischia di inquinarsi senza rimedio (mi riferisco in particolare a quello occidentale, di cui faccio parte).