Bellaria, 14 luglio 2022
Negazione dell'ovvietà
Sarò a tratti ripetitivo, ma i veri problemi di oggi non sono la classifica di Seria A e il biglietto per un concerto dei costruitissimi Maneskin dai tratti sessualmente ambigui, non a caso in perfetto stile LGBT. Veniamo al dunque.
I complotti orditi nell'ombra stanno ai complotti orditi alla luce del sole come la guerra «tradizionale» (con armi visibili) sta alla guerra batteriologica. Certamente sempre di guerra e di complotti si tratta. Ma, stando a questa analogia forse un po' forzata e fantasiosa, se c'è poco da dire sui complotti organizzati dietro le quinte e sulle guerre tradizionali, ce ne sarebbe invece tanto sui complotti «allo scoperto» e sulle guerre che utilizzano armi invisibili come virus e batteri.
Riguardo ai complottisti in luce (per così dire) non si può negare che pur rivelando i loro intenti anche attraverso i media e la stampa, essi abbiano comunque tanto da nascondere in termini di sofisticate tecniche utilizzate per addomesticare e manipolare le masse. In effetti, se una cosa è sentirsi dire «faremo questo e quest'altro» la questione è ben diversa se per raggiungere quegli scopi più o meno dichiarati si faccia uso di tecniche di ingegneria sociale che prevedano lo scavalcamento delle coscienze al fine di contenerne le capacità reattive.
Daniel Estulin nel suo «L'Istituto Tavistock» ci riporta le parole di Michael Hoffman (coautore di Secret Societies and Psycological Warfare, che tradotto significa Società Segrete e Guerra Psicologica), secondo cui: «Ad ogni studioso di psicologia delle masse dovrebbe essere molto chiaro il quasi immediato declino del popolo americano, come conseguenza di questa orribile strage trasmessa in televisione. Ci sono molti segnali di questa trasformazione. Nel giro di un anno, gli americani smisero di usare capi di vestiario di cotone con colori naturali e sfumati e iniziarono a indossare capi in fibra artificiale dai colori sgargianti; la musica popolare divenne più rumorosa, veloce e cacofonica; le droghe comparvero per la prima volta fuori dai ghetti della subcultura bohémienne, tra la gente comune; ogni tipo di estremismo divenne una moda e si iniziarono a intravedere delle rivoluzioni nelle idee e nel comportamento: dai Beatles fino a Charles Manson, dal libero amore all'LSD». In tempo di COVID-19 anche in Italia sono cambiate molte cose per via dell'azione martellante sviluppata quotidianamente da politici non eletti quanto succubi dei burocrati internazionali, da giornalisti spesso corrotti e da virologi scelti ad hoc da un sistema palesemente alterato, attraverso canali televisivi e giornali monotonali praticamente a reti unificate, e la falsa percezione della maggioranza è stata ed è la conseguenza di una strategia basata proprio su tecniche di manipolazione collettiva. Del resto è noto che «la televisione ha un effetto dissociativo sulle capacità mentali e fa sì che la gente sia meno in grado di pensare razionalmente». Ma per quanto lo si sappia da tempo nelle sedi preposte a tali studi e grazie a tanto materiale divulgato, la gente comune si comporta come se tutto fosse perfettamente normale! Ho sentito medici affermare che «se lo dice la tv deve essere vero». Mai sentito parlare di propaganda? Naturalmente Goebbels sorriderebbe a 36 denti! Basti pensare all'ormai accertata scarsa capacità protettiva dei vaccini e alla codardia forse velata d'ingenuità con la quale molti soggetti, alcuni dei quali non voglio negare in buona fede, rifiutano di associare i loro malori, i loro problemi cardiaci, neurologici e infiammatori come il poco simpatico morbo di Crohn, che un medico esperto mi ha recentemente rivelato esserne una delle possibili serie conseguenze, ai «sieri» anti-Covid la cui imposizione più o meno diretta, e secondo alcune sentenze illuminate del tutto «irragionevole», è stata definita «medievale» da Raoult, virologo di chiara fama internazionale. Proprio mentre scrivo mi giunge voce che una signora dopo avere ricevuto la terza dose è risultata positiva al covid ed è stata anche molto male. Oltretutto, a distanza di 15 giorni dal test positivo non si è ancora negativizzata ed ecco la risposta dei medici: «probabilmente le hanno fatto un vaccino non funzionante in quanto costruito male». Da ciò che si sente in giro si percepisce la paura delle gente di guardare in faccia alla realtà, per cui il fenomeno della razionalizzazione (termine introdotto da Ernest Jones nel 1908) dilaga ovunque: c'è chi attribuisce al caldo o ad altro strani malesseri: una forma di difesa della psiche umana di fronte a verità dolorose. In effetti può recare non poca sofferenza la consapevolezza di essersi affidati con leggerezza a virologi televisivi in Ferrari e ad un manipolo di governanti semplicemente disastrosi diretti dal «vile affarista» di Cossighiana memoria.
Fino a prova contraria a scuola dovrebbero insegnare a ragionare con la propria testa (Agenda 2030 e diffusa ideologia progressista permettendo), ma poi la Tv pubblica per la quale paghiamo un canone e che potrebbe e dovrebbe esercitare anche un'azione educativa soprattutto sugli utenti più giovani (invece che un'azione palesemente diseducativa, come invece spesso accade) non si fa scrupolo di trasmettere notizie manipolate o addirittura false, spesso inondando di colori arcobaleno e di simboli esoterici (piramidi, altari sacrificali, scacchiere, pavimenti massonici a volte con relative colonne, ecc.) le scenografie degli Studi Televisivi. Quest'ultima è una verità per accertare la quale basterebbe armarsi di un minimo di attenzione, che purtroppo in molti casi manca in assenza di determinate conoscenze. Del resto, come ho più volte ribadito nelle mie precedenti riflessioni, basterebbe leggere «La quarta rivoluzione industriale» di Klaus Schwab per dormire sonni poco tranquilli, poiché in questo autentico manifesto gnostico e di propaganda globalista emerge quanto di peggio le élite dallo strapotere finanziario e tecnologico stanno organizzando per tutti noi. Qualche esempio: a pagina 38 vi si dice che «l'abilità di modificare la componente biologica può coinvolgere praticamente qualsiasi tipo di cellula, permettendo la creazione di piante o animali geneticamente modificati o la modificazione di cellule di organismi adulti, tra cui gli esseri umani». Tutto normale? Il giornalista argentino Alejandro C. Tarruella ci ha voluto ricordare che Schwab promuove l'eugenetica esattamente come Churchill, che come ministro dell'Interno britannico nel 1910 promosse il confinamento, la segregazione e la sterilizzazione di una classe di persone descritte come «deboli di mente» (della serie: non solo Hitler! La storia andrebbe riscritta in molte sue parti e anche questo oggi dovrebbe apparire ovvio). Il problema dell'internamento di personaggi scomodi a un regime sarebbe un capitolo a sé. Ciò che sconcerta è che il paradigma imposto dal sistema gnostico-globalista tende a valorizzare il bipolarismo e farebbe carte false (chissà che prima o poi non ci si arrivi) per internare in futuri centri psichiatrici chi bipolare non lo è!
Invece a pagina 45 del libro leggiamo che «la portata e la rilevanza della quarta rivoluzione tecnologica in atto daranno luogo a cambiamenti economici, sociali e culturali le cui conseguenze sono pressoché impossibili da prevedere» (bontà sua!). Tuttavia non ci si preoccupa di modulare i tempi di realizzazione di quello che appare come un insano progetto, tempi decisamente troppo veloci, per evitare il disastro sociale che è già visibilmente in atto! Nella stessa pagina: «i mutamenti provocati dalla quarta rivoluzione industriale sui modelli politici (si noti come la dicitura “quarta rivoluzione industriale» venga ripetuta in modo ossessivo, quasi ipnotico, come a voler rendere l'idea di un processo ineluttabile dal quale è impossibile sfuggire») economici e sociali esistenti richiederanno che i soggetti influenti e legittimati - da chi? - a prendere decisioni fondamentali riconoscano la loro appartenenza a un sistema di potere distribuito che, per essere efficace, necessita di un approccio più collaborativo». Si è colto l'eufemismo? Approccio «più collaborativo». A pagina 189 invece si lascia intendere che la proprietà verrà sostituita da un «accesso a un bene». A pag. 203 si parla di «creazione di esseri umani» e a pag. 205 di «memoria artificiale impiantata nel cervello umano». Come non stupirsi di tutto ciò? Come non cogliere la nitidezza di una strategia destinata a rivoluzionare la nostra vita e non necessariamente in meglio? Eppure molti ancora ritengono che «se lo dicono i potenti e i cervelloni della terra sarà la cosa giusta». Un po' quello che si è detto a proposito della televisione: «se lo dice la Tv sarà vero». Ma in entrambi i casi ciò che è ovvio per chi ha un minimo di capacità riflessiva non lo è ancora per chi ritiene sia più conveniente lasciare «agli altri» le decisioni importanti, perché non solo ci evita di dover fare la fatica di capire e di cercare soluzioni alternative ma ci evita anche di dover affrontare tutti quei problemi che l'opporsi a un regime (come nel caso che ci riguarda) può comportare.
La negazione dell'ovvietà è un fenomeno molto serio e già conosciuto in passato: l'infantilizzazione del popolo è un'operazione necessaria da parte di qualsiasi dittatura dichiarata o mascherata, poiché un popolo regredito a uno stadio infantile e sconnesso dalla realtà è più facilmente controllabile e manipolabile. Ovvio! In quest'ottica si può meglio comprendere il disastro televisivo che personalmente denuncio da anni inviando riflessioni a giornali, canali Mediaset e Rai (anche radiofonici), a personaggi più o meno influenti e a numerosi politici e uomini di cultura. Infatti, credo sia palese ai meno sprovveduti che nel corso degli ultimi decenni la televisione italiana abbia subito un tracollo progressivo in termini di qualità e di credibilità, nonostante gli indici di gradimento (che sospetto facciano il paio con le valutazioni emesse dalle agenzie di rating quanto ad efficiente faziosità) e la continua auto celebrazione quotidiana e martellante a sostegno di una televisione più simile a un castello coi suoi cortigiani e giullari che a un luogo serio di formazione e informazione, di cultura e di sano divertimento. Oggi si parla di Tv e di Social, ieri si parlava di radio. C'è chi stima che alla vigilia della seconda guerra mondiale in Italia i possessori di apparecchi radiofonici fossero circa 1.200.000, in Germania addirittura 12.000.000. Molti se rapportati alla popolazione di allora. Ragion per cui la radio assunse progressivamente un ruolo chiave nella propaganda di guerra. Come si può immaginare l'attenzione per questo nuovo mezzo di comunicazione di massa da parte delle autorità politiche e militari fu particolarmente alta. Ieri come oggi serviva a indottrinare il popolo, prepararlo alla guerra, nonché a rendere un'immagine distorta di ciò che accadeva al fronte (oggi il pensiero va soprattutto all'Ucraina e alle immagini di un bombardamento tratte pari pari da un videogiochi ad opera di un tecnico Rai che una volta smascherato si è dovuto scusare pubblicamente!).
Quindi non si pensi che nel tempo in cui viviamo le cose vadano meglio. E come nulla (ma proprio nulla) sfuggiva al controllo dei collaboratori di Goebbels, semmai i poteri forti 4.0 si sono dotati di un sistema di informazione piramidale ancora più potente, capillare e ben raccordato, per cui in una cornice internazionale le varie componenti sono pronte ad allinearsi con un semplice clic. Il passo dell'oca può iniziare!
I complottisti (in questo caso intesi come «organizzatori» di complotti), o meglio, nel caso specifico i complottisti alla luce del sole, non hanno più bisogno di nascondere i loro fini poiché dispongono di mezzi che da soli bastano ad addomesticare, a ipnotizzare e ad orientare il gregge affinché i loro progetti possano giungere a compimento. Come si è detto. In questo contesto compromesso spaventa certa «nuova psicologia» che apre le porte a un uso massiccio dei social network da parte dei bambini e degli adolescenti, con la giustificazione che grazie ai i social i giovani si sentono meno soli e in essi trovano una valvola di sfogo, quando è evidente che un uso eccessivo del pc e del cellulare rappresenta un problema e non la sua soluzione. Chi nelle città italiane non ha visto giovani, allineati come piccioni su un cavo della luce, comunicare attraverso i loro cellulari, come ipnotizzati, anziché parlarsi direttamente annusandosi e guardandosi negli occhi come umana natura vorrebbe? Così il loro carattere va a farsi benedire, ma forse è proprio ciò che si vuole: una futura società omologata, di smidollati incapaci di reagire e di protestare per cose serie (non per frivolezze inconsistenti!). Purtroppo sembra che tutto debba portare nella direzione ora descritta e chi dice cose giuste e sensate viene isolato e deriso. Anche la tecnica della derisione del nemico/avversario è vecchia come il mondo, vedi il caso del compianto Montagnier messo alla berlina dal sistema per avere detto cose controcorrente, come definire criminel il diffusissimo protocollo «tachipirina e vigile attesa», mentre se emergono a chiare lettere incongruenze enormi nell'operato di un politico influente (spesso non per merito suo) si cerca di far finta di nulla, tanto la gente ha altro a cui pensare e se il nero diventa improvvisamente bianco (nonostante l'evidenza che si tratti solo di un banale giochetto illusionistico) nessuno se ne accorge e chi se ne accorge fa spallucce pensando che tanto una partita di calcio o un concerto di Jovanotti non glielo negherà nessuno, anzi! Covid o virus delle scimmie permettendo, si capisce. Non è dunque ovvio, non è come fare 1+1, il fatto che se un Ministro della Pubblica Istruzione può permettersi di non portare la mascherina protettiva (per modo di dire) facendosi fotografare cinicamente sorridente, quando tutti gli altri sono invece costretti a indossarla con tutto ciò che comporta in termini di salute (insorgenza di candida, ecc.) , rappresenti un messaggio chiaro circa la distanza crescente che si vuole creare tra chi detiene il potere e la gente cosiddetta comune, tra i «potenti» e la «plebe»? Per chi sta un po' attento ai particolari, questa noncuranza o trascuratezza anche (forse soprattutto) a livello comunicativo non è per niente casuale poiché rientra in una strategia complessiva che mira a creare un solco tra chi può e chi non può, tra chi incarna il sistema di potere e chi deve a esso obbedire. Così, pian piano le differenze nei diritti e nei doveri tra questi ridicoli «semidei» e noi, comuni mortali, rischiano di diventare la normalità, pardon, la «nuova normalità»: quella tanto decantata da Schwab e ciurmaglia globalista!
A un concerto del vecchiotto Jonavotti dalla divisa ecologista hanno pensato bene di far tabula rasa di piante per fare spazio all'evento (meno verde, più fan e più biglietti venduti: il conto torna): chi ci dice che anche questa situazione bizzarra non faccia parte del disegno sopra descritto? Se fatti analoghi sono ormai quotidiani (e lo sono!) sarebbe d'obbligo trarne alcune deduzioni logiche. Ma ciò che pochi anni fa sembrava inaccettabile oggi viene supinamente tollerato se non ammesso o addirittura preteso. In maniera strisciante ci stanno togliendo la casa da sotto il sedere e Piazza Montecitorio non è ancora gremita di gente inferocita. Hanno lavorato bene, questi sapientoni che si credono «semidei» ma che prima o poi dovranno restituire l'anima al Creatore esattamente come tutti coloro che oggi soffrono per l'ingiustizia dilagante, imposta da un sistema malato costruito con pazienza certosina da questi pericolosi avventurieri (come lo erano i nazisti del '33!). Perché non chiamare le cose col loro nome? In fondo il «politicamente corretto» è solo una costruzione e 1+1 continuerà a fare 2, il nero non si tramuterà magicamente in bianco solo perché così hanno deciso alcuni pazzoidi, quelli che oggi scorrazzano in lungo e in largo pensando che basti un tocco di «bacchetta magica» (leggasi strapotere economico e tecnologico) per cambiare la natura. A proposito di «magia», riferendomi a «Rivoluzione psichedelica» del prezioso Iannaccone (libro che consiglio a tutti) oggi si tende a giocare coi fantasmi di antiche religioni e passati ancestrali, col rischio di evocare residui psichici potentissimi o «demoni» che si voglia. Un'altra evidenza (ovviamente - neppure questo è casuale - se ne parla poco e male) sta nell'uso di sostanze alteranti legato anche a certi riti. Il problema della droga è centrale da molto tempo, ma così non sembrerebbe data l'insistenza con cui le forze politiche perlopiù progressiste presenti in Parlamento cercano di legalizzare alcune sostanze. Senza contare la tanta informazione che sostiene la causa progressista arcobaleno e che solo a convenienza è ostile alle censure. Ma in scienza e coscienza si è dimostrato che la cannabis modifica la normale maturazione cerebrale degli adolescenti, modifica la loro personalità e la loro capacità decisionale. Mica poco se si considera che i giovani di oggi rappresentano il futuro dell'umanità! Del resto si sta preparando per loro un mondo ad hoc di stampo orwelliano... A chi parla di «droghe leggere» con superficialità va ricordato che le conseguenze dell'uso di cannabis sono tanto più gravi quanto più è precoce, frequente e duratura la prima assunzione. Questa droga crea un deficit dell'attenzione, della memorizzazione e quindi dell'apprendimento. Sono del tutto convinto che nelle scuole di ogni ordine e grado (esclusi gli asili e le elementari, o almeno mi piace pensarlo) si faccia ampio uso di certe sostanze e checché se ne dica i risultati sono palesi! Secondo un dossier di qualche anno fa la cannabis dà difficoltà di concentrazione. Chi ha usato cannabis in adolescenza può perdere svariati punti di quoziente intellettivo in età avanzata. Tale sostanza altera la percezione e l'interpretazione della realtà. Quando si dice la libertà, quando si dice patente ai sedicenni (molti dei quali oltre che fare uso di droga sono inesperti e hanno uno scarso senso della realtà a prescindere): guidare l'automobile sotto l'effetto della cannabis può comportare rischi oggettivi dovuti alla perdita del senso del tempo e dello spazio, con possibili conseguenze catastrofiche per l'altrui libertà (quella di vivere o di non vivere in carrozzella o immobili su un letto in attesa dell'eutanasia oggi sempre più praticabile! Anche questa è un'ovvietà, eppure sembra che in pochi vogliano tenerne conto).
Ma andiamo avanti. La marijuana riduce la capacità di autocontrollo e di giudizio (povera società futura!), nonché la motivazione ad impegnarsi e ad affrontare problemi (tanto in pochi decideranno dall'alto su un gregge apatico e demotivato, caro Soros e cara opulenta cricca internazionale che vorrebbe impossessarsi dell'intero mercato planetario degli stupefacenti sotto la copertura della «legalità». Trovo davvero ignobile tutto ciò!). Ancora. La cannabis riduce il rendimento scolastico e naturalmente quello lavorativo, altera il coordinamento psicomotorio, crea patologie respiratorie e disturbi sessuali (d'altra parte già con la cultura LGBT si cerca di dare un taglio all'incremento della popolazione mondiale, visto che «i migliori» ritengono decisamente eccessivo il numero di abitanti sulla terra). Produce danni e condizioni di rischio per la salute mentale (schizofrenia e stati dissociativi, disorientamento spazio-temporale - come si è detto - ed anche ansia generalizzata, attacchi di panico e psicolabilità, ovvero instabilità emotiva e psicologica). Nelle persone vulnerabili aumenta il rischio di evolvere verso la tossicodipendenza da cocaina ed eroina (evviva la tutela dei più fragili, ma verso quale società stiamo andando, veramente?). Potrei aggiunge altri effetti molto preoccupanti derivanti dall'uso di cannabis, relativi a violenze e crimini. E non solo. Tanto basti e avanzi.
Insomma, le cose si sanno ma è come se una scienza ad uso e consumo delle élites internazionali si sovrapponesse a quella basata su veri principi logici ed etici. Del resto è già successo nella storia, come ho voluto ricordare nella mia riflessione del 24 agosto 2021 intitolata «Il sonno della ragione» (www.davidecrociati.it). Basti pensare alla terribile questione dei «sieri magici» in tempo di COVID-19!
Così, vien da pensare che la gente comune non ami tanto la ricerca della verità quanto piuttosto il «quieto vivere», che è soltanto apparente nella misura in cui nascondere la polvere sotto il tappeto non fa che peggiorare le condizioni igieniche dell'ambiente. Quello che conta è apparire e se molti lo ammettono molti di più sono coloro che se ne fottono: è di ieri la notizia che una madre snaturata ha venduto il proprio figlioletto per poche migliaia di euri (fossero anche tanti cambierebbe poco) per sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. Non le piaceva il proprio naso, ma avere un po' di naso in più per cercare di capire che cosa stanno tramando protetti nelle viscere dei vari Bilderberg non sarebbe male. Resta il fatto che l'informazione ufficiale poco o nulla si preoccupa di scomodare i cosiddetti potenti della terra poiché Tv, giornali e quant'altro faccia parte della rete informativa internazionale rientrano a pieno titolo nel sistema e ne sono servi in barba all'articolo 21 della Costituzione italiana: «tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Ciò significa che gli addetti all'informazione (salvo rare eccezioni) oggi tradiscono il proprio mandato o, peggio, che la Costituzione non ha più valore per volere di forze esterne alla Stato sovrano («La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione», dall'Art. 1), a testimonianza di un cambiamento in atto che porterà a eliminare i confini nazionali (la mascolina Rachete sapeva che i tempi erano maturi per compiere lo sfregio contro una motovedetta della Finanza, ossia contro le Istituzioni in senso lato dell'ormai ex Belpaese). Tutto normale? Ovviamente no. Ovviamente!
Ma le poche piazze in fermento sono state svuotate dall'emergenza COVID, la gente si è rintanata in casa e i pochi «avventurieri» sono stati platealmente inseguiti sulle spiagge deserte come fossero manovalanza di Escobar. Nulla è stato uguale a prima. Infatti, attraverso i mille canali di cui è dotato il «sistema Davos» non fanno che ripeterci dalla mattina alla sera che «nulla sarà come prima». Pace all'anima nostra. Chi vincerà la partita? Nessuno, perché fare terra bruciata del terreno su cui tutti noi dobbiamo e dovremo convivere (tutti noi, «loro» compresi) non potrà che condurre a una situazione distopica e innaturale (a proposito di ecologia) che farà a pugni col buonsenso e con la (vera) Ragione. Ovvio! Vogliamo ancora negarlo?...
Davide Crociati