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                                                                                                            Bellaria, 22 agosto 2022

 

 

Età dell'Oro e Prestidigitazione di Sistema

 

La visone meccanicistica e immanentistica, che si aggancia al concetto di caos quale «cono d'ombra» con cui ogni essere vivente deve fare i conti, visione che oggi si vuole imporre ai popoli della terra per finalità che troppo spesso esulano dagli ambiti della vera ricerca scientifica scevra di certezze dogmatiche e che tende a svilire una concezione più poetica della vita e della natura in senso lato, porta a una sorta di fatalismo e (di conseguenza) ad una passività che può far comodo soltanto a chi siede in «cabina di regia», ossia a chi manovra i fili della società decidendone i movimenti e in ultimo anche le sorti. Si dice, forse un po' superficialmente, che Leopardi fosse animato da una concezione meccanicistica della natura, nella quale l'esistenza non sarebbe altro che un continuo (perenne) ciclo di produzione e distruzione della materia dominato dalla cieca forza del caos. Non si dimentichi che il poeta recanatese viveva intimamente un contrasto illuministico tra ragione e sentimento, traducibile in un profondo disagio ma dovuto probabilmente alla sua salute cagionevole. Non so quanto sia trascurabile il fatto che il Leopardi frequentatore di massoni abbia seppellito il suo cane nei pressi di Villa Zelo a Portici (Napoli), che agli inizi dell'Ottocento era un luogo di riunioni spesso segrete di certa consorteria nobiliare, nonché di intellettuali e di agitatori politici. Leopardi recava dunque con sé una visione gnostica anticristiana? Alcuni studiosi hanno provato a smentire questa ipotesi e tuttavia la questione rimane aperta.

L'essere umano oggi considerato «evoluto», fosse al massimo grado dell'attuale concepibile, rimane pur sempre schiavo dei propri limiti imposti da un grado evolutivo fino a prova contraria ancora bassissimo, poiché sembra che la specie Homo sapiens sia apparsa sulla terra «appena» 200.000 anni fa, praticamente un soffio di vita rispetto al nulla eterno senza tempo... Ragion per cui mi chiedo se in questo «nuovo mondo» disegnato da anonimi architetti del nulla sia giusto impostare i rapporti umani su una concezione di carattere meccanicistico, lasciando quindi ampi spazi a una sperimentazione (relativa, ad esempio, alla ricerca di un/una partner ideale) che rischia di diventare fine a se stessa nel momento in cui si agganci a un procedere del tutto istintuale, in barba a quell'intelletto che nella concezione cristiana è dono dello Spirito Santo. È noto che Dio come Logos significa Dio come Parola, Pensiero e Ragione. Stando ai Vangeli, chi crede in Cristo non può non credere nel fondamento razionale della sua Verità, dei suoi insegnamenti, delle sue norme e regole di vita,

Chi per principio segue l'istinto in via prioritaria, fino a provare insofferenza verso l'intelletto sede dei pensieri ma anche dei sentimenti, quindi rinnegando la Ragione, quindi la Parola e il Pensiero di Dio, si rende pecora e parte di un «gregge» che può far comodo solo alle massonerie internazionali, ufficialmente suddivise in progressista e conservatrice ma che tuttavia, in inconfessabile sinergia, decidono le sorti del mondo (bando ai complottismi di concezione CIA) ponendo alla base dei due «emisferi» un'insofferenza di fondo verso la religione cristiana, vettrice di valori per noi fino ad oggi imprescindibili. Con buona pace di Magaldi che sulla complicità sotterranea tra le due dimensioni massoniche internazionali non ha saputo/voluto rispondere quando un docente filosofo di mia conoscenza gli ha posto direttamente una precisa domanda.

Fatta questa premessa che ritenevo indispensabile e che da sola meriterebbe molti approfondimenti, ponendo il focus sui rapporti umani, tra uomo e donna nella fattispecie, proviamo a immaginare che cosa possa significare passare di palo in frasca, quando, smarrito in un determinato momento della propria vita l'interesse per il partner/la partner, ci si attivi alla ricerca di «altre soluzioni» senza considerare che i momenti di crisi di una coppia non sono necessariamente momenti di inevitabile rottura, se non in casi specifici e per motivi concreti e non basati soltanto sull'orgoglio personale, su facili fraintendimenti o sulla riattivazione di certe dinamiche che in passato possono avere determinato fallimenti (fossero anche – in casi specifici – ben motivati).

In sostanza, la delicatezza di un sentimento che un uomo può provare per una donna non è misurabile solo meccanicisticamente secondo l'ipotesi formulata dal sociologo Francesco Alberoni, per il quale sarebbero i geni a imporci «la direzione» decidendo al posto nostro ed eludendo a piè pari l'intelletto. O forse lo stesso intelletto prende forma in base ai tracciati imposti dai geni? Difficile dirlo, perché neppure la scienza dell'infinitamente piccolo può mettere il punto sulla natura e sulla composizione della materia. Da che mi risulti. Per cui di certezze non ne abbiamo. Così come in passato, anche l'apparenza di oggi, seppur basata su nuove conoscenze, può ingannare i migliori scienziati del momento!

L'innato senso dell'aldilà ricorda un fenomeno acustico che ha condizionato creatività e pratica musicali. Mi riferisco alle armonie che prendono vita dai suoni armonici, se dapprima percepiti inconsciamente tuttavia già utilizzati nella composizione, seppure con umani «aggiustamenti» ad uso pratico. Solo in un secondo momento grazie ai risuonatori di Helmholtz è stato possibile analizzare i rapporti matematici che stanno alla base degli accordi, i quali non sono che grumi di frequenze traducibili in numeri. In pratica, ciò che voglio dire è che la «matematica dell'invisibile» (invisibile è il suono, anche se oggi ne è visibile la forma sinusoidale grazie agli oscillografi) ha attraversato l'inconscio umano che ne ha solo intuito l'esistenza. Possibile che lo stesso accada per le religioni, le quali pur essendo «architetture locali» hanno alla base il «senso dell'oltre»? Religioni monoteistiche a parte, anche il buddismo vede il proseguimento dell'esistenza sotto forma di energia trasformata e solo nel fine ultimo la pace assoluta. L'ipotesi che pongo è che un sentimento religioso si possa sviluppare solo grazie all'effettiva esistenza di elementi «ultraterreni» o semplicemente invisibili e percepiti inconsciamente, così come inconsciamente a suo tempo si percepivano (e si utilizzavano) inafferrabili rapporti matematici tra inafferrabili frequenze.

Così, nel rapporto tra uomo e donna (o più in generale tra individui fra cui ci sia empatia), che non si basi unicamente sull'attrazione fisica, probabilmente esistono elementi che hanno sede in una realtà occulta, o latente, che non si può escludere preceda quella fisico-genetica.

Sono del tutto cosciente delle obiezioni che si possono sollevare verso chi non ha competenze specifiche in determinati settori e che tuttavia in quegli stessi ambiti si permetta di esprimere opinioni, al di fuori del suo campo di competenze. Ma azzardare una visone più olistica (il termine olistico deriva dal greco «olos», il quale rimanda a una concezione globale delle cose), aiuta a non chiudersi in un luogo circoscritto fosse anche con l'aiuto dell'Intuito, che in ogni caso rientra fra le componenti psichiche della «croce» junghiana insieme a Pensiero, Sentimento e Sensazione (queste ultime di carattere «irrazionale» - stando agli schemi generalmente condivisi - ma pur tuttavia rientranti fra le funzioni la cui equilibrata combinazione starebbe alla base del Sé, della pietra filosofale, del «tesoro nascosto», del prezioso Santo Graal, dell'Arca perduta o, se vogliamo essere più diretti, della nostra vera natura solo recuperando la quale è possibile raggiungere la felicità, superando le correnti gravitazionali dell'utopia, delle contingenze storiche, del pensiero immanente e nichilistico e delle culture particolari). Del resto non si può escludere che l'intelligenza umana passi anche dal «sentire», inteso come particolare «strumento di conoscenza». Come credo che perfino i filosofi si basino su cose dette oggi o in passato, da menti fervide ma pur sempre fatte di umana sostanza. Troppo umana. Fino a prova contraria. Lo dico senza voler trascurare il fatto che i «muscoli del pensiero» si rafforzano anche attraverso lo studio approfondito di argomenti inapprofondibili al di là di un certo limite, oltre il quale il terreno torna terribilmente magmatico. Infatti, esiste sempre un confine oltre cui le presunte certezze umane si riducono in poltiglia come in un processo alchemico che abbia luogo in una “Grande Opera”, che veda nel nero corvo, animale da funesti presagi, un simbolo di morte; e parimenti, in Saturno, il Figlio del Caos, probabilmente l'estremo dei sette cieli gnostici rappresentati dall'arcobaleno, il pianeta «oscuro» poiché si credeva fosse il più lontano dalla luce del sole.

Tornando all'attrazione empatica fra individui nella fattispecie di sesso opposto, forse attivata da vibrazioni simpatiche (se un corpo elastico avente una certa frequenza vibratoria si trova nei pressi di una fonte sonora di frequenza equivalente, inizia a oscillare a propria volta anche se non eccitato esternamente, quindi per un fenomeno spontaneo di cui non si può che chiedere conto alla natura, la quale viaggia a prescindere dai desideri dell'uomo e dalle sue reali necessità), la sola attrazione fisica non supportata dal senso dell'invisibile (si dice che solo i veri poeti siano in grado di cogliere il soffio dello spirito che abita il crinale fra realtà e mistero) rischia invece di condurre per mano il malcapitato, o la malcapitata, nei bassifondi dell'illusione, per doversi poi risvegliare in preda all'angoscia e al tormento. Che l'apparenza sovente inganni è accertato: quante volte a ognuno di noi sarà capitato di subire il fascino di una persona prestante e «ben costruita» nei modi, prestidigitalmente ferrata e abile nel mascherare la sua grezza natura? Non è la barba a fare l'adulto e le lunghe chiome luminose solo di riflesso non sono garanzia di qualità in termini spirituali o geneticamente parlando. La fregatura è dietro l'angolo, dunque, e le affinità non elettive (stesso numero di lettere che compongono due nomi, la loro iniziale o assonanza e/o ritmicità, ecc., elementi puramente casuali che comunque devono fare i conti con il freddo calcolo delle probabilità, al di là della complessità cabalistica forse figlia anch'essa della follia umana), possono indurre all'errore nella misura in cui l'uomo e la donna sono inclini a fidarsi del prossimo, poiché l'affidarsi ad altri evita la fatica di pensare e di prendere decisioni meditate, più o meno complesse. Purtroppo lo constatiamo ogni volta che siamo chiamati alle urne, poiché c'è ancora chi vota solo per partito preso, quindi in modo preconcetto o in base a una scelta aprioristica spesso dettata da illusioni infantili. Nonostante tutti sappiano che l'asino vola solo nella fantasia dei pazzi, quanti animali orecchiuti aleggiano oggi nella società! Ci si fida (a volte ciecamente) in ragione di una passività patologica che gli «stregoni» della manipolazione di massa ben conoscono e sfruttano al fine di orientare la società e dirigerla più o meno pazientemente verso il chiuso recinto del politicamente corretto, della religione ecologista, dell'alimentazione OGM per non dire peggio, del controllo totale che invoca la privacy contro la privacy, il pacifismo contro la pace, riuscendo così a gettare le loro basi dentro le istituzioni pubbliche per anni tenute in cattività con promesse elettorali mai mantenute facendo leva su sottili ricatti (chi viene dal mondo della scuola sa bene quante ingiustizie abbiano subito insegnanti e personale ATA solo perché ai marpioni della politica mafiosa - non trovo definizione più adatta sul piano logico - ha fatto e fa comodo una scuola Luna Park piuttosto che un luogo di cultura in cui si insegni a riflettere in maniera autonoma e meditata). Aggiungerei il fenomeno per cui nel micro come nel macro si verificano situazioni analoghe: i grandi gruppi elitari di potere iniettano il loro DNA dentro gruppi secondari e così via, giù a scendere, secondo una logica piramidale, per cui anche alla base troviamo individui che pur dotati di raziocinio, finanche di una certa cultura, per quanto (paradossalmente) impossibilitati a trarre benefici dal loro agire indotto (dalle tendenze disegnate dai maghi della manipolazione collettiva) si comportano in modo autoritario nel migliore dei casi per «difendere» se stessi dalla verità, quella che li vede zimbelli dei poteri forti. Come fidarsi, allora, di un materiale umano così compromesso che pur intuendo (a volte) la verità, perfino denunciandola con belle parole apparentemente colte, agisce secondo il volere di entità senza volto che hanno tutto l'interesse a tenere soggiogati i popoli, forse più per difendere la loro visione esclusivista che per questioni puramente economiche? Così, la matrice di un sistema fortemente compromesso è riscontrabile anche sul piano amoroso in moltissimi soggetti: negli anni della controrivoluzione sessantottina chi aveva una bella macchina veniva additato dalla gente comune quale padrone o figlio di papà, magari anche con qualche ragione, mentre oggi gli ex figli dei fiori spadroneggiano nella Silicon Valley e se ne fregano volentieri della libertà dei popoli. Nel nuovo contesto i furboni/furbetti della conquista amorosa sanno così barcamenarsi più o meno disinvoltamente tra tutto e il suo contrario, laddove «tutto» vuole qui significare filosofia globalizzante, presentata al mondo come ineluttabile scelta del progresso (vedi Schwab), lasciando al «niente» la posizione opposta, quella che ha fatto il suo tempo a livello ideologico ma che oggi molti utilizzano come grimaldello per introdursi nell'animella di chi crede a qualsiasi cosa purché ci sia qualcosa in cui credere. Aggiungerei qui la tendenza di creare gruppi monadici, col pretesto di ricavare nicchie di «salvezza» dentro un marasma caotico e come tale ingestibile, ma senza veri sbocchi se non quello di spaziare all'interno di gabbie pollaio alla ricerca non dell'anima gemella, per metterla in termini freudiani, quanto di prede appetibili, che proprio perché facenti parte di quella cerchia ristretta diventano proprietà dei «galli» che ne organizzano la vita regolandone le attività e definendone i valori sulla scorta di una falsa superiorità che può cercare giustificazione soltanto nella presunta capacità di contrapporsi ai grandi mafiosi di vertice, mentre in realtà ne seguono l'esempio applicandone i dettami più o meno dichiarati nel piccolo spazio di una comunità, nel migliore dei casi destinata a implodere, nel peggiore dei casi destinata a marcire ripiegando su se stessa fino a degenerare assumendo i contorni di una vera trappola per topi destinata ad anime deboli e facilmente plasmabili. In linea con la peggiore visione totalitaristica del mondo. Viene in mente un film diretto e interpretato da Carlo Verdone in cui il “Santone” di turno, capo di una comunità pseudo-religiosa, sostiene di essere nato in India ma in realtà è solo un furbo marchigiano di Ascoli Piceno che sfrutta il falso mito dell'amore libero per fare i propri lerci comodi. Un film che fa il verso alla moda occidentale di muovere alla ricerca della «vera spiritualità», moda che ha portato molti avventurieri grandi e piccoli a incontrare personaggi ambigui e contornati da uno strano alone di mistero. In tutto ciò non vedo niente a che fare col vero sentimento di gratitudine che si prova verso la persona amata, poiché il gruppo-setta contiene in sé il DNA della fregatura in un contesto ridotto e asfittico entro il quale le figure carismatiche dettano legge col sorrisetto ambiguo di chi non aspetta altro che di richiudere la gabbia/prigione alle spalle delle malcapitate vittime. In sintesi, nella versione mini-oligarchica si tratta della famosa isola deserta su cui gli uomini condurrebbero la propria amata non tanto per godere degli splendidi tramonti stando abbracciati sotto una palma ma per evitare di avere intorno potenziali rivali la cui presenza è sempre sgradevole, con l'attenuante che in alcuni casi in un mondo siffatto le «distrazioni» rischiano davvero di sopraffare anche quei sentimenti che meriterebbero uno spazio protetto (non asfittico) per crescere sino a raggiungere un livello di solidità accettabile.

Quando la legge darwiniana del più forte diventa ago della bilancia la poesia ne soffre terribilmente, soprattutto quando il «più forte» in realtà è il più debole in quanto capace di attingere soltanto alla propria forza muscolare, forse non godendo di altri veri attributi. Della serie: l'occhio che vuole la sua parte dovrebbe comunque fare i conti col cervello i cui filtri (quando ci sono) permettono di fare selezione alla faccia di quella libertà illimitata che ricorda un mondo senza più Stati con un unico governo centralizzato e verosimilmente dispotico e distopico. Una libertà illimitata, quella di cui si parla con sempre maggiore insistenza, che permette a certe patologie di trovare «soluzione» nel cambio di sesso già da età precoce e che presto permetterà di uccidere il bambino indesiderato già al di fuori del grembo materno, o di uccidere tramite eutanasia chi si trovasse a gestire con grande affanno un forte esaurimento nervoso che nel tempo potrebbe trovare una ben diversa soluzione.

Un sistema altamente corrotto come quello in cui siamo oggi costretti a vivere offre una vastissima gamma di specchietti per le allodole e le «allodole» sono già predisposte affinché non sia difficile attirarle in trappola. Cosicché i furbetti di mezza tacca ringraziano i loro degni, malsani maestri poiché applicandone i dettami, legittimati da un mega sistema che utilizza ogni canale per stordire il «gregge», si sentono autorizzati a ignorare qualsiasi principio etico religioso, giuridico o normativo.

Come regolarsi allora? Affidandosi più all'istinto o alla ragione? E quando si parla di istinto, cosa si intende esattamente? Siamo veramente consapevoli di quale sia la nostra reale natura o piuttosto ci affidiamo a un concetto di natura umana precostituito che rischiamo di interiorizzare sempre di più, architettata ad hoc da chi definisce i contorni della cultura dominante e da una scienza psicologica ufficialmente riconosciuta (da chi?) e utilizzata per sopire tutte quelle vere energie che altrimenti troverebbero una via per giungere positivamente ad uno sbocco sociale con esiti «pericolosamente utili» per l'intera collettività? La musica che ascoltiamo è veramente migliore se proposta sulla base di un'accordatura 440/442 o sarebbe meglio tornare a una frequenza di riferimento pari a 432 Hertz, meno snervante e «più espressiva» come alcuni studiosi ritengono? I dilemmi sono tanti e di difficile soluzione, cosicché la «croce junghiana» delle 4 funzioni psichiche, da me varie volte citata in precedenti riflessioni, rimane un riferimento chiave per chi voglia provare a raggiungerne il punto d'intersezione, ovvero il Sé, il luogo del «bel tempo perduto», quell'età dell'oro che tutti vorrebbero rivivere poiché consiste nel raro e brevissimo attimo di vita in cui riusciamo a toccare con mano la più autentica, pura felicità, salvo poi dover tornare in mare aperto trascinati dal vento impetuoso delle contingenze. Dico sempre che chi ha avuto la fortuna di conoscere quell'attimo di autenticità ha il dovere di trasmetterne per quanto possibile l'energia luminosa, forse di sostanza divina. Non a ideologie precostituite si dovrebbe agganciare l'amore tra uomo e donna ma al ricordo indelebile di questo istante di paradiso che è vera garanzia di benessere spirituale. Parlo del momento magico in cui il triste bruco terreno diventa farfalla e inizia a librarsi in tutta la sua bellezza tra mille fiori profumati e dai colori tenui. In sostanza, ci si dovrebbe ascoltare di più, in determinate circostanze, prima di gettarsi in situazioni coinvolgenti a livello sensuale ma troppo terrene e spesso foriere di grosse delusioni. Bisognerebbe muovere alla ricerca del «punto cruciale» per poterlo ritrovare intatto, quello che ci fa dire: «con te sto sempre bene» e che ci fa sentire in sintonia con l'universo a dispetto delle difficoltà quotidiane e delle durezze che il mondo sempre impone agli esseri viventi, che abbiano o meno le ali per poter volare. L'amore propriamente detto, tra uomo e donna, chiede poco e riceve molto. Quasi bastante a se stesso, vive grandi emozioni anche in tante piccole cose che le persone non coinvolte considerano insignificanti, fors'anche banali e tediose.

Purtroppo è molto facile prendere abbagli dentro un sistema che spaccia il cinema per verità e la prigionia ideologico-progressista per libertà universale basata su un'apparente autodeterminazione. Apparente in quanto spesso orientata attraverso una raffinata opera di illusionismo di «fede» Tavistock e affini. La raffinatissima arte della prestidigitazione oggi applicata in ambito politico, valoriale e perfino scientifico, come abbiamo visto in questo sciagurato periodo di covid, rappresenta uno dei problemi più seri della nostra epoca in quanto stiamo perdendo il senso della realtà fino al punto di non saper più riconoscere ciò che è ovvio, come si evince da una mia precedente riflessione intitolata “Negazione dell'ovvietà” (datata 14 luglio 2022).

 

                                                                                Davide Crociati

 

 

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