Una breve riflessione su “Libertà e Regole” (lettera del 4 Novembre 2009: a tutti coloro per i quali la droga rappresenta “la peste del
secolo”)
règola s.f. cfr règgere
significato: modo costante d’essere o di operare; in senso esteso, norma; ordinamento, usanza; moderazione, misura.
Se è irragionevole gettare il bambino insieme ai panni sporchi, allo stesso modo non è sensato abolire le regole utili insieme a quelle cattive, così come non esiste un
contesto umano in cui sia opportuno agire senza regole quanto meno “di riferimento”. Facciamo qualche esempio. Se come qualcuno dice “il calcio è una grande metafora della vita”, va da sé che una
società senza regole è come un incontro di football in cui tutti possono sgomitare gli avversari impunemente o entrare a gamba tesa sul malcapitato di turno col serio rischio di provocargli lesioni
anche gravi. Credo che lo stesso valga per l’economia e per mille altre cose. E’ possibile comporre una musica del tutto liberamente? In sostanza, la musica aleatoria è sopportabile per più di
qualche minuto? Ed è vera musica? E’ possibile guidare l’auto nel traffico cittadino senza dover sottostare agli obblighi di precedenza, di arresto in caso di stop o di semafori rossi? Quale mega
casino si profilerebbe per tutti gli automobilisti, nonchè per tanti ciclisti, motociclisti e pedoni?… Ricordiamoci che il termine “libertà” può significare tutto e niente: se diamo una sonora
randellata in testa a qualcuno solo perché ci sta antipatico compiamo un gesto libero e molto arbitrario che però (piccolo particolare) non tiene conto dell’altrui libertà (e integrità!). In fondo
“gli altri siamo noi”, e “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” è la regola di buon senso per eccellenza. Non ci piove. Ed è vera libertà quella di chi si arroga il diritto di
invadere i pari diritti altrui? Rapinatori, stupratori, assassini, truffatori e ladri sono “vampiri” che succhiano la libertà ad altri per ingrassarsi d’ingiustizia. La loro casa è un castello tetro
pieno di fantasmi troppo rumorosi e di scheletri negli armadi, il loro giaciglio una triste bara dal coperchio pesante (penso a certi "poteri occulti"). Si potrebbe aggiungere che la “libertà degli
angeli” non prevede il principio fisico secondo cui “ad ogni ad azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Si potrebbe aggiungere che noi poveri umani non apparteniamo al “mondo celeste”,
per cui uno squilibrio anche piccolo può mandare in disordine un intero sistema. Quindi, proprio perché non abbiamo le ali per poter volare siamo costretti a dotarci di un “sistema di difesa” onde
evitare situazioni ancora più più critiche di quelle inevitabili "per natura". Ed ecco quindi le regole, attraverso le quali si cerca di mettere un po’ di ordine nel caos terreno. Tuttavia è bene
fare distinzione. Quello che sconcerta non è il fatto che i mutamenti storici, sociali, climati, impongano di mutare tanti sistemi in un certo modo organizzati allo scopo di assestarsi ogni volta sul
“meno peggio”, quanto, piuttosto, l’errore ahimè frequente di confondere fischi con fiaschi. Mi spiego: cosa c’entra una regola in odore di “interessi particolari” con un “accorgimento” che invece
serve a tutelare sia il fregone che il fregato, partendo dal sano presupposto che il "fregone" non sia tale, almeno fino al terzo grado di giudizio. In fondo certe forme di libertà (presunta) sono,
in ultimo, veri “boomerang” che rendono fregato anche il fregone! Alcuni hanno la presunzione di “vedere a lunga distanza” e in ragione di ciò si sentono autorizzati ad avanzare pretese nei confronti
del prossimo, per cui chiedono fiducia e carta bianca: sono gli “imbonitori” del nostro tempo, sono i nuovi “maghi” e “profeti”, sono i mercanti d’illusioni in doppio petto a righe con un grosso
anello al dito, sono il “potere” che si identifica con l’opulenza, sono gli squali ciechi che divorano le prede piccole ignorando di essere a loro volta prede potenziali, salvo poi voler cambiare le
carte in tavola quando si sentono minacciati. Dimenticano che l’essere umano ha grosse responsabilità per la sua diversa condizione rispetto agli altri esseri viventi. Quindi, chi infrange le regole
funzionali alla civile convivenza per scopi personali o troppo “lobbistici” può determinare squilibri significativi con conseguente “effetto domino” sulla società, che certamente è fatta anche di
elementi con scarso o scarsissimo discernimento (che a loro volta e a loro modo finiscono prima o poi col dettare “regole” in nome della disperazione sia personale che generale, di fronte alla quale
anche i più intelligenti sono in ultimo impotenti, salvo sapere e poter prendere misure drastiche che in troppi casi ricordano i gulag sovietici e i lager nazisti). I personaggi pubblici
meritevoli di essere considerati tali dovrebbero cercare di infierire il meno possibile sui cervelli deboli o normali (fra i quali per ovvi motivi dobbiamo includere una marea di giovani e di
giovanissimi), sulle anime macchiate dalla sfortuna, sui disgraziati della terra che spesso sono preda della sindrome di Stoccolma e "amano" i propri governanti perché comunque sono costretti a
fidarsi di loro, poiché chi si rende “visibile” si propone immancabilmente come “riferimento”. Da persona del popolo sono altresì convinto che ciascuno abbia in sé un quid di male da spendere, al di
là del ceto d’appartenenza: presumo sia questo il motivo per cui si è molto tolleranti verso gli annunci erotici sui giornali, verso la pornografia posta in bell’evidenza in ogni edicola e in
generale verso tante forme subdole di violenza psicologica. Ma, come uno smagliante Formigoni ci ha ricordato l’estate scorsa a Rimini in un’affollata piazza “Tre matiri”, quando è intervenuto per
sostenere la campagna elettorale di Lombardi, “coloro che governano devono considerarsi servi e non padroni della socie”. Naturalmente servire significa, fra le altre cose, avere rispetto
per tanti spiriti non in grado di elaborare correttamente informazioni complesse o di distinguere tra bene e male, tra buon senso e non, tra ciò che giova alla salute mentale e fisica e ciò che può
portare al declino dell’essere. Ragion per cui, far fronte al problema “droga” è di primaria importanza. Oggi va molto “di moda” la cocaina:
“Anche Sigmund Freud era entusiasta della cocaina. Pare sia stato proprio lui a introdurla nella terapia medica. Dopo averla consigliata per trattare alcune dolorose malattie degli occhi la
prescrisse anche a un suo amico divenuto morfinomane. Il padre della psicanalisi iniziò a prenderla egli stesso. Assumeva regolarmente piccole dosi che avevano brillanti risultati contro la
depressione e l’indigestione. Aggiungeva che “soltanto così si sentiva medico”. Nel 1884 pubblicò “Uber Coca” (Sulla cocaina), dove questa sostanza era indicata per il trattamento delle più svariate
malattie, dai disturbi gastrici all’asma. Era inoltre consigliata come anestetico, come afrodisiaco e per curare chi era alle dipendenze da alcol e morfina. L’entusiasmo di Freud si raffreddò quando
le morti per cocaina iniziarono a essere una realtà e lui venne accusato di essere incapace di controllare “il terzo flagello dell’umanità” (dopo alcol e morfina). La sua reputazione professionale fu
offuscata e passò a più miti consigli… La cocaina è proprio una fuga da “Tempi moderni”; fa sentire più forti, invincibili. Proprio quello che viene richiesto alla società occidentale dell’area
industriale e postindustriale: efficienza, produttività, determinazione. Proprio quello che si aspettano dall’imbranato Charlot, insulsa pedina della catena di montaggio. La cocaina, alcaloide
contenuto nelle foglie di coca è infatti uno stimolante. “La testa piena di cocaina è come un biliardino elettrico impazzito” racconta William Burroughs. (…) Nessun modo di assumere cocaina è
sicuro. Tutti possono portare all’assorbimento di quantità tossiche in grado di provocare problemi cardiovascolari e cerebrovascolari anche letali. L’assunzione ripetuta in qualunque modalità può
causare dipendenza. (…) La cocaina dà rapidamente dipendenza. (…) L’uso della cocaina ha molti effetti collaterali. Le più frequenti complicazioni consistono in problemi cardiovascolari, come le
alterazioni del battito cardiaco (che può diventare “caotico”, un disturbo chiamato fibrillazione ventricolare) e attacchi di cuore, problemi all’apparato respiratorio, effetti neurologici, quali
ictus, svenimenti e mal di testa, disturbi gastrointestinali come dolore addominale e nausea. Si possono avere spasmi muscolari, convulsioni e coma. Sniffare regolarmente cocaina può portare a una
riduzione dell’olfatto, a emorragie nasali e a un’infiammazione cronica del setto nasale (che può addirittura perforarsi) che fa sì che il naso coli sensa interruzione, come se si avesse un
interminabile raffreddore. Ingerire cocaina può provocare la necrosi (morte delle cellule) dell’intestino a causa della riduzione del flusso sanguigno. Chi si inietta cocaina può invece incorrere in
una reazione allergica alla droga o alle sostanze che vengono usate per tagliarla. Reazione che può essere mortale. (…)
(da “Droghe e dipendenze” di Lara Ricci - interviste ad Andrea Muccioli e a suor Elvira Petrozzi. Boroli editore)
E’ stato, è e sarà pericoloso identificare personaggi come Maradona con la cocaina e parlarne ripetutamente, nel frattempo ponendo l’accento sulla grandezza dell’atleta in nome del business! I
giovani ci guardano e su certe materie andrebbero forse introdotte regole nuove e più convincenti a tutela dei cittadini, senza tuttavia scivolare in forme più o meno subdole di "caccia alle
streghe".
Davide Crociati