Bellaria, 15-07-2025
Il cellulare di Caino
L’intelligenza artificiale è un campo in continua evoluzione e non è difficile immaginare che il suo impatto sulla società sia destinato a crescere in maniera fortemente esponenziale.
Proprio dall’IA vorrei partire per riflettere attorno al problematico rapporto tra giovani e smartphone, una questione oggi affrontata un po’ ovunque (nelle scuole, sui media, per le strade e in famiglia), ma perlopiù in maniera fatalistica per effetto della passiva rassegnazione che domina la società da quando eventi come il “Britannia” hanno aperto la strada a cambiamenti epocali e in alcuni casi traumatici per la comunità e per una moltitudine di individui.
Diamo allora un’occhiata a cosa ci dice l’IA riguardo all’uso eccessivo e incontrollato dei cellulari da parte dei giovani (aggiungerei “non solo”, poiché anche gli adulti ne fanno spesso un cattivo uso, talora eccessivo, dando quindi un pessimo esempio alle nuove generazioni).
Riguardo alla salute mentale (punto 1) elenco alcuni possibili danni:
(a) aumento di ansia e depressione;
(b) nomofobia (paura di essere senza cellulare);
(c) isolamento sociale;
(d) problemi di autostima e immagine corporea.
Ansia, confronto con gli altri, cyberbullismo e aumento di ansia e depressione sono alcune delle possibili conseguenze di un uso smodato dello smartphone.
Non vanno trascurati i disturbi del sonno (punto 2).
Soprattutto nelle ore serali prima di dormire, a causa della luce blu emessa dagli schermi l’uso del cellulare inibisce la produzione di melatonina (ormone del sonno). Questo porta a difficoltà ad addormentarsi, a riduzione delle ore di sonno e a risvegli più frequenti.
La stanchezza cronica e un calo nel rendimento scolastico (punto 3) sono altresì problemi frequenti legati all’abuso di smartphone. Riguardo al calo di rendimento si segnalano difficoltà di concentrazione e sovraccarico cognitivo (la mente dei giovani è continuamente sollecitata da stimoli e ciò compromette la capacità di elaborare e memorizzare le informazioni apprese a scuola).
Inoltre tra i problemi relativi alla salute fisica (punto 4) si segnalano:
(a) problemi alla vista;
(b) dolori muscolari e articolari;
(c) uno stile di vita sedentario.
Secchezza oculare e irritazione degli occhi (4a), eccessiva inclinazione del collo e postura scorretta (4b) e riduzione del movimento fisico (4c) possono avere ripercussioni sulla salute generale.
Un altro grave problema che può generarsi a causa dell’uso indiscriminato del cellulare, e di conseguenza dei social, è il cyberbullismo (punto 5), articolato nei seguenti sotto-punti:
(a) vittimizzazione e prevaricazione;
(b) diffusione rapida e incontrollata;
(c) anonimato e disinibizione.
Il cellulare e i social media sono diventati un mezzo per azioni di bullismo e sopruso che possono avere conseguenze devastanti sulle vittime, tra cui: ansia, depressione, autolesionismo e, nei casi più estremi, suicidio (5a). La visione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” (tratto da una storia vera) può servire a inquadrare il problema in maniera più empatica.
Oltretutto il cyberbullismo può diffondersi in modo virale, amplificando l'umiliazione e l'isolamento della vittima (5b) e l'anonimato che spesso si cela dietro lo schermo può spingere i bulli ad agire con maggiore crudeltà e senza considerare le conseguenze (5c).
L’IA sottolinea che il problema non è lo smartphone in sé, che può essere uno strumento utile per l'apprendimento e la comunicazione, ma l'uso eccessivo, compulsivo e non consapevole, in particolare da parte di un cervello in via di sviluppo come quello degli adolescenti. Per questo motivo, è fondamentale un approccio equilibrato e l'implementazione di strategie di educazione digitale e di limiti all'utilizzo.
Purtroppo l'utilizzo eccessivo dello smartphone tra i giovani è un fenomeno in crescita. Un fenomeno che, come abbiamo visto, solleva preoccupazioni significative per la salute fisica e mentale delle nuove generazioni. In fondo si parla del futuro di tutti. Vorrei riportare alcuni numeri affinché chi legge possa farsi un’idea più completa del fenomeno.
Tempo di utilizzo:
Il 76% dei giovani tra i 16 e i 24 anni trascorre più tempo sui dispositivi digitali. (Media Duemila, 2021)
Il 50% dei ragazzi italiani fra i 14 e i 19 anni trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno davanti allo schermo del cellulare. (Quotidiano Sanità, 2023)
Alcuni dati indicano che gli adolescenti italiani trascorrono in media 6 ore al giorno sui loro dispositivi. (Ambiente Magazine, 2025)
Dipendenza e comportamenti problematici:
L'82% dei giovani italiani è a rischio dipendenza da smartphone. (AGI, 2021)
Il 60% degli adolescenti dichiara di sentirsi dipendente dal proprio smartphone. (psicologia x tutti)
In Italia, si stimano 300.000 giovani tra i 12 e i 25 anni con dipendenza da internet. (Ordine Professioni Infermieristiche, 2018)
Il 40% degli intervistati (in uno studio) preferisce interazioni online a quelle faccia a faccia.
Il 30% riscontra una diminuzione delle prestazioni a scuola, a lavoro o nelle relazioni.
Il 57% usa lo smartphone fino a tarda notte. (Il Sole 24 Ore - Alley Oop, 2025)
Il 53% dei giovani (16-35 anni) riconosce la necessità di difendersi dallo smartphone, ma solo una minoranza riesce a ridurne l'utilizzo. (Il Sole 24 Ore - Alley Oop, 2025)
Impatto sulla salute mentale:
L'utilizzo dello smartphone per più di 4 ore al giorno è associato, nei teenager, a un'incidenza più elevata di problemi di salute mentale e di utilizzo di sostanze. (Focus.it, studio su adolescenti coreani)I teenager che utilizzano lo smartphone per più di 4 ore al giorno hanno un tasso più elevato di stress, pensieri suicidari e abuso di sostanze rispetto ai coetanei che lo usano per meno di 4 ore. (Focus.it, studio su adolescenti coreani).
L'ansia e i livelli di depressione tra gli adolescenti sono raddoppiati rispetto a dieci anni fa. (Benessere Digitale, 2023).
I ricoveri al pronto soccorso per comportamenti autolesionistici tra le ragazze di 10-14 anni sono quadruplicati e il tasso di suicidi giovanili è raddoppiato. (Benessere Digitale, 2023).
Più i ragazzi passano il tempo davanti agli schermi, più sono soggetti a rischio depressione. (Poliambulatorio ES).
I sintomi depressivi nei ragazzi sono aumentati del 21% dal 2012 al 2015, mentre nelle ragazze sono aumentati del 50%. (Poliambulatorio ES).
Un recente studio su JAMA indica che il vero rischio per la salute mentale non è tanto la quantità di tempo connessi, quanto un atteggiamento compulsivo e di dipendenza dallo smartphone. I ragazzi che a 14 anni mostrano dipendenza da cellulare hanno un rischio due o tre volte più elevato di ideazione suicidaria o atti di autolesionismo. (Focus.it, 2025).
Il fatto che si tratti di un problema enorme dovrebbe invitarci a non cadere nella trappola del “divide et impera” (dividi e comanda). Anche un film come “Il ragazzo dai pantaloni rosa” potrebbe far sorgere pregiudizi relativi ad alcune tematiche “celate” all’interno della storia, per altro (a mio avviso) ben raccontata: la questione LGBTQ+ e il tema delle discoteche che ovviamente meriterebbero una ricca riflessione a parte (nel film il dancing è teatro di cattiverie adolescenziali, certo, ma viene rappresentato anche come “luogo neutro”, quando ben sappiamo - se vogliamo saperlo - che spesso le discoteche costituiscono isole iper-edonistiche in cui droga, alcool, frastuono, luci stroboscopiche e falsa socializzazione regnano indisturbati). Riguardo alla questione LGBTQ+ bisognerebbe fare distinzione tra il tema omosessualità (e affini) e il movimento arrogante, un po’ squadrista, che sembra mostrare insofferenza verso le famiglie cosiddette “normali”, le quali rappresentano invece il nucleo della società, se non fosse perché un bambino nasce dall’incontro tra un uomo e una donna, per cui la natura stessa del bambino lo rende bisognoso di entrambe le parti (naturalmente definite). Punto. Ma non andrebbe perso di vista il tema vero del film: gli strumenti che vengono messi a disposizione di tutti, anche dei più feroci “leoni da tastiera”, possono amplificare e velocizzare la cattiveria di chi a propria volta è preda di gabbie psicologiche. Mi riferisco soprattutto a quelle abilmente costruite dal sistema turbo capitalistico, che come uno squalo divora ogni valore in nome di un darwinismo insensato che troppo assomiglia a chi vuole accelerare la malattia anziché curarla. Nella selva di messaggi diretti e subliminali dobbiamo quindi destreggiarci con buonsenso e soprattutto nella certezza di voler contribuire al bene comune. Il resto è fuffa. Peggio, è “male”.“Cosa rischiano i nostri figli” è un bel libro di Paolo Del Debbio che “getta uno sguardo su una nuova forma di dipendenza che colpisce soprattutto i giovani: la dipendenza digitale”. Nel finale del saggio si invita, in caso di necessità, a chiedere aiuto agli “esperti”. Non dubito che la psicologia abbia una sua dignità come studio degli stati mentali e dei processi emotivi, cognitivi, sociali e comportamentali nelle loro componenti consce e inconsce, ma nel momento in cui psicologia e psichiatria diventano “il rimedio” si rischia di perdere di vista il contenitore, il “sistema” che sta creando disadattati di vario livello con sconfinamenti nella criminalità tout court. A tale riguardo riporto un passaggio introduttivo di un libro di Marcello Darbo, presso cui ho frequentato un corso di aggiornamento sul bullismo:“A chi non crede che la cattiveria appartenga all’infanzia rimandiamo alla lettura del libro più stampato della storia occidentale. Quando Coloro che scrissero questo Grande libro, sacro a molti, descrissero la “Famiglia Ancestrale” e primo nucleo sociale, conoscevano bene cosa può albergare nell’animo umano. Caino non sopportava “il fratello Abele”, sostanzialmente, per invidia, ma non si limitò a fargli dei dispetti, cioè del Bullyng. Egli spinse la Sua Cattiveria fino a ucciderlo. Bene, questa è una prova che la Cattiveria infantile era conosciuta già nell’antichità e che già da allora qualcuno lanciò un purtroppo inascoltato Monito.”Dati alla mano. La diffusione dei social sta causando una vera “strage degli innocenti”, perché più i mezzi di diffusione sono potenti maggiore è la possibilità che i “Caino” proliferino, ragion per cui sarebbe veramente opportuno regolamentare l’uso dei social da parte dei minorenni e rendere molto più dura la vita ai malintenzionati, pur nella difesa della libertà d’espressione intesa come diritto di manifestare il proprio pensiero (nel rispetto del prossimo, aggiungo io). Se il problema del bullismo non è circoscritto alla Rete, tuttavia si potrebbe fare molto per arginare un problema che rischia di fare numerose altre vittime. Ritengo ci siano casi in cui sia assolutamente legittimo e opportuno imporre limiti (basti pensare all’apologia del nazismo), nella misura in cui c’è sempre qualcuno che ritiene di poter utilizzare la libertà a proprio uso e piacimento e non sempre per fini ortodossi. Se non siamo scivolati nella pericolosa illusione che il mondo sia destinato alla “perfezione” grazie al solo sviluppo tecnologico, qualcosa sapremo pur fare per uscire da questa autentica furbata (o idea malsana) che è il darwinismo!
Davide Crociati